Clooney rilancia la propaganda anti-Assad: presto un film sugli Elmetti Bianchi

In aperta polemica non la nuova agenda politica del presidente eletto Donald Trump, l’attore hollywoodiano George Clooney sta lavorando ad un film che celebrerà i controversi “Elmetti Bianchi” siriani

Clooney rilancia la propaganda anti-Assad: presto un film sugli Elmetti Bianchi

Tempo fa George Clooney aveva annunciato di voler fare di più per aiutare il popolo siriano. A distanza di un anno da quella nobile dichiarazione l’attore hollywoodiano sta lavorando ad un film, ispirato ad un documentario trasmesso su Netflix lo scorso settembre, che racconterà le gesta della Syria Civil Defence (SCD).

Gli Elmetti Bianchi

«Gli Elmetti Bianchi – secondo Clooney – sono degli eroi». Eppure SCD (conosciuta con il nome di Elmetti Bianchi per via del colore dei caschi indossati dai volontari), come abbiamo già documentato, è un’organizzazione finanziata anche con i soldi di Washington che – dietro la pretesa neutralità di un gruppo di protezione civile (che però è armato) – si è dimostrata un prezioso veicolo per la propaganda occidentale anti-governativa. «Solo la comunità internazionale può fermare le bombe con una no-fly zone» su Aleppo, sosteneva Raed al-Saleh – numero uno degli Elemetti Bianchi – a marzo 2015 dalle prestigiose colonne del The Washington Post, accodandosi alla proposta avanzata a più riprese da Hillary Clinton. L’idea della candidata democratica – secondo diversi analisti – avrebbe impedito la riconquista della città da parte della coalizione russo-siriana consentendo ai gruppi di opposizione armata (sedicenti «ribelli moderati») di riorganizzarsi.

La consacrazione di Netflix

Il cortometraggio White Helmets, diffuso su Netflix dal mese di settembre scorso, racconta la storia di tre soccorritori volontari che operano ad Aleppo nelle zone che all’epoca erano sotto il controllo dei «ribelli» (terroristi) di al-Nusra, ovvero la costola siriana della famigerata al-Qaeda. Gli Elemetti Bianchi diventano così un fenomeno mainstream, già in lizza per l’assegnazione del Nobel per la Pace (lo stesso premio assegnato a scatola chiusa all’ex presidente Barack Obama), la loro popolarità cresce a dismisura anche in Europa. Il mese scorso, qui in Italia, il settimanale Left – che si definisce «a sinistra senza inganni» – gli ha dedicato l’ultima copertina dell’anno: «Nati tre anni fa in mezzo all’inferno della guerra in Siria. Il solo scopo che hanno è quello di salvare il più alto numero di vite umane». Dopo una valanga di polemiche, Le​ft si vede costretto a corregge il tiro ammettendo che «il conflitto siriano è un pantano, che responsabilità ne hanno tutti e che non c’è una verità unica».

La polemica con Trump

Ma per Clooney, aperto sostenitore della Clinton, le ombre sulla sedicente organizzazione umanitaria, evidentemente, non sono un problema. Ed anzi, il progetto cinematografico si pone in aperta polemica non la nuova agenda politica del presidente eletto Donald Trump ed incassa una “pacca sulla spalla” da buona parte dello star-system a stelle e strisce. Il tycoon, infatti, ha drasticamente rivoluzionato le priorità americane («La lotta all’Isis, non cacciare il presidente Bashar al-Assad dal potere») nello scacchiere siriano.

Ma, d’altronde, come ha sostenuto lo stesso Clooney in occasione della presentazione londinese del documentario sponsorizzato da Netflix: «Non ho votato per lui, non lo sostengo, non ritengo sia stata la scelta giusta».

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