Contractors, l'esercito-ombra che ha "deciso" la vittoria talebana

Secondo alcuni analisti, il ritiro dei contractors dall'Afghanistan sembra che abbia provocato il vero collasso dell'esercito nazionale. E a Kabul, il Wall Street Journal ha segnalato un traffico di migliaia di dollari per evacuare i privati

Contractors, l'esercito-ombra che ha "deciso" la vittoria talebana

Il grande ritiro dall'Afghanistan ha avuto finora tre protagonisti nelle analisi: truppe statunitensi, esercito afghano e milizie talebane. A questi si è aggiunto di recente l'Is-K, la declinazione afghana del sedicente Stato islamico. Ma c'è un altro elemento che aiuta a capire cosa è successo in Afghanistan: i contractors. Una forza "ombra" che per molto tempo è stato uno dei pilastri della campagna afghana guidata dagli Stati Uniti.

Mentre molti esperti si sono doverosamente concentrati sulle falle delle forze di sicurezza, sull'addestramento impartito dall'Occidente e sugli erorri commessi da Washington nell'accordo con i talebani, altri analisti hanno puntato il focus proprio sulle forze di sicurezza private. Quando gli studenti coranici sono entrati a Kabul, la rivista Foreign Policy scriveva che la partenza dei contractors un mese prima del crollo poteva essere considerato il vero "punto di svolta". E questo perché "gli afghani avevano fatto affidamento sui contractors per tutto", dall'addestramento fino alla manutenzione dei mezzi fino alla raccolta di informazioni.

Quando questi combattenti privati hanno lasciato l'Afghanistan all'inizio dell'estate, larga parte delle guarnigioni delle forze di sicurezza afghane si sono ritrovate così' sole e senza il supporto di persone che, in larga parte, provengono dai reparti Usa. Una svolta che ha destabilizzato l'esercito afghano ma che ha anche inviato un segnale: a differenza delle ipotesi di "privatizzazione delle guerre" che è stata paventata soprattutto durante l'era Trump, Biden sembra essersi orientato verso un completo abbandono del campo. Sia da parte delle forze armate Usa che dei suoi "sostituti privati". Un esercito ombra che, solo in Afghanistan, ai tempi di Donald Trump contava migliaia di uomini.

Per il Pentagono si tratta di un rapporto di amore-odio. Le compagnie di sicurezza private, infatti, operano ormai in molti fronti in cui sono coinvolte le forze Usa, ma anche lì dove Washington - così come altre potenze - preferisce non destare troppi sospetti. Una differenza abbastanza sensibile rispetto alla Russia, la cui Wagner per esempio è diventata ormai una forza che sostituisce a volte completamente la presenza delle truppe regolari di Mosca.

Il problema è che alcune inchieste giornalistiche hanno spesso messo in luce un rapporto conflittuale tra la legge Usa e locale e l'impiego di queste forze. L'esempio più eclatante fu quanto avvenne a Baghdad nel 2017, con l'uccisione di 17 civili. Il Government Accountability Office (Gao) americano ha più volte segnalato coma la Difesa non sia in grado di controllare tutte le unità di queste compagnie private. E questo è un problema che, stando a quanto confermato dal Wall Street Journal, si è presentato anche in Afghanistan.

Le fonti del giornale statunitense hanno riferito che gli uomini della Academi (ex Blackwater) sembra abbiano chiesto fino a 6500 dollari a persona per tutte le procedure di evacuazione con tanto di recupero dei fuggitivi nelle case e imbarchi su voli privati. Un traffico completamente estraneo al programma di fuga dei civili che - se confermato - dimostrerebbe le capacità operative dei contracotr anche in uno scenario di caos come quello di Kabul nei giorni dell'esodo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica