La Corsica travolta dall'onda autonomista: "Parigi cambi la Carta"

Maggioranza assoluta per la coalizione "Pè a Corsica" del premier uscente Simeoni

La Corsica travolta dall'onda autonomista: "Parigi cambi la Carta"

Maggioranza assoluta. Lo «tsunami» autonomista - come amano chiamarlo i vincitori - arriva alle porte dell'Eliseo e travolge la presidenza di Emmanuel Macron con l'obiettivo di strappare una modifica della Costituzione. «Una tendenza straordinaria», dice l'attuale capo del governo còrso Gilles Simeoni. «Pè a Corsica» (Per la Corsica), l'alleanza tra gli autonomisti di «Femu a Corsica» e gli indipendentisti di «Corsica Libera» di cui Simeoni è capolista, conferma e supera le aspettative della vigilia, pur dovendosi accontentare di una scarsissima mobilitazione (46,2% circa dei votanti si sono astenuti), probabilmente acuita dalla prevedibilità dell'esito del voto. Al secondo turno delle elezioni territoriali per l'elezione di 63 consiglieri, i due partiti uniti fanno il pieno di voti (tra il 57% e il 60%, circa 40-42 seggi) e si preparano a prendere le redini della nuova Collettività unica, la super-regione che nascerà il primo gennaio 2018 dalla fusione dei due attuali organismi (la Collettività territoriale e i due dipartimenti dell'isola). Il prossimo governo gestirà un budget da un miliardo di euro. E lo farà quasi senza opposizione, in continuità politica con gli ultimi due anni, dopo i successi raccolti dal 2015 dalla coalizione tra gli autonomisti del «premier» Simeoni, ex sindaco di Bastia, e gli indipendentisti di Jean-Guy Talamoni, presidente dell'Assemblea uscente.
La novità ora è la richiesta di «uno statuto autonomo entro i prossimi tre anni», «per metterlo in pratica in dieci» e far decidere infine gli elettori «se andare ancora più avanti con il processo della devolution», cioè se spingersi fino all'indipendenza. La Corsica non si accontenta e vuole piena autonomia. Con un processo politico non violento in cui si è messa alle spalle le azioni del Fronte di liberazione nazionale corso (Flnc), per i cui prigionieri politici la coalizione vincente chiede l'amnistia. A nulla è servito lo spauracchio indipendentista sventolato dai partiti tradizionali. Sbaragliata l'opposizione, con il Front National e la «sinistra repubblicana» addirittura sparite dal secondo turno, la destra repubblicana soccombe. Formata da tre liste, la destra presidenziale de «La République en marche» guidata da Jean-Charles Orsucci (13,2%), la destra regionalista di Jean-Martin Mondoloni (16,5), e la destra dei Repubblicani di Valérie Bozzi (13,3%) hanno deciso di non fare il passo di allearsi alla vigilia del secondo turno, consapevoli che un'eventuale intesa non avrebbe comunque fermato gli autonomisti. Così i nazionalisti còrsi guadagnano la loro terza vittoria in due anni dopo la conquista dell'Assemblea nel 2015 e i tre seggi su quattro alle legislative del 2017.
Un trionfo, quello della coalizione «Pè a Corsica», legato alla decisione di mettere da parte - almeno per ora - il sogno indipendentista cullato ancora in parte dal leader Talamoni. Le nuove leve della politica còrsa si sono fatte più pragmatiche e hanno scelto la linea morbida del capolista Simeoni.
Ora però la sfida è convincere Macron della necessità di cambiare la Costituzione. È questo il vero obiettivo che si prefigge l' «Obama còrso» come lo chiama qualcuno esagerando. Perché la maggiore autonomia che gli abitanti dell'isola hanno chiesto con il voto di ieri prevede il riconoscimento del còrso come lingua ufficiale insieme al francese e del popolo corso in quanto tale, il trasferimento progressivo delle risorse e delle competenze fiscali di Parigi verso l'isola e infine l'accesso alla proprietà terriera riservato solo a chi ha sull'isola la propria residenza principale da almeno cinque anni.

Per farlo, bisognerà rimettere mano alla Costituzione. Cioè avere a Parigi la maggioranza dei tre quinti del Congresso (deputati e senatori insieme) oppure affidarsi a un referendum. Strada impervia. Ma la via è stata appena imboccata.

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