Corte Ue contro la giustizia tedesca: "Succube della politica"

Ad avviso della Corte di Lussemburgo, il sistema giudiziario della Germania di oggi andrebbe profondamente riformato, in quanto ormai lontano dagli standard europei

Corte Ue contro la giustizia tedesca: "Succube della politica"

La Corte di giustizia Ue ha in questi giorni denunciato la natura “politicizzata” del sistema giudiziario tedesco.

Chiamata di recente a valutare un ricorso attinente alle restrizioni di libertà adottate dai magistrati di Berlino contro un cittadino romeno e contro due soggetti di nazionalità lituana, la Corte con sede a Lussemburgo ha formulato forti critiche verso i legami esistenti tra toghe e politica nel Paese teutonico.

Ad avviso dei giudici Ue, nella patria di Anglea Merkel l’influenza dei partiti politici nazionali sulle procure sarebbe “soffocante”. Il principale indice della “sudditanza” delle toghe tedesche alla politica e all’esecutivo sarebbe, a detta della Corte, l’assenza, nella nazione in questione, di un organo di autogoverno della magistratura. In Germania, infatti, il funzionamento del sistema giudiziario, compresa la determinazione dei “reati meritevoli dell’avvio di un’azione penale” nonché gli avanzamenti di carriera e gli incrementi salariali, dipende dalle decisioni assunte dal ministro della Giustizia, un organo politico appunto.

Nella patria della Merkel vi sarebbe quindi una “pesante subordinazione dell’attività giudiziaria ai desiderata della sfera politico-governativa” e, a causa di ciò, la magistratura del Paese teutonico, accusa la Corte di Lussemburgo, non rappresenterebbe un organo in grado di garantire le libertà individuali. Le procure tedesche, infatti, avvierebbero troppo spesso inchieste fondate su indizi pressoché inesistenti, ma basate su meri “pregiudizi faziosi”. Le direttive rivolte periodicamente dal ministero della Giustizia federale ai singoli tribunali servirebbero appunto, anziché a sensibilizzare i magistrati circa l’importanza dei principi giuridici e democratici europei, a istruire le toghe riguardo al “programma politico al governo in quel momento”.

Dopo avere constatato che, nella Germania di oggi, l’attività giudiziaria si è di fatto ridotta a “esecuzione di un’agenda dettata di volta in volta dai partiti che si succedono al potere”, l’organo Ue ha intimato al governo di Berlino di riformare al più presto la propria normativa sulla magistratura, al fine di ripristinare l’indipendenza di quest’ultima e rafforzare contestualmente le garanzie a difesa dei diritti dei singoli.

Per il momento, l’entourage della cancelliera Merkel non ha rilasciato commenti ufficiali sulle accuse di “faziosità” lanciate da Lussemburgo contro la giustizia federale, mentre un plauso all’indirizzo dell’istituzione Ue è stato invece esternato dalla German Association of Judges (Drb), organizzazione che si batte per l’indipendenza della magistratura dai condizionamenti partitici.

Jens Gnisa, rappresentante dell’associazione, ha infatti commentato con toni entusiastici la condanna della Corte a carico dell’ordine giudiziario tedesco: “I magistrati dell’Unione hanno finalmente constatato ciò che noi denunciamo da anni, ossia l’assenza di imparzialità e autorevolezza all’interno delle procure e dei tribunali federali.

In Germania, l’attività giudiziaria si è da troppi anni allontanata dagli standard europei, incentrati sul principio del giusto processo, sulla tutela dei diritti degli imputati e sulla netta separazione tra toghe e organi di indirizzo politico.”

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