Covid-19, dov'è la scorta di mascherine e ventilatori Ue?

Una scorta strategica di attrezzature mediche, tra cui ventilatori e mascherine protettive, per aiutare i paesi Ue nel contrasto al coronavirus. Ma l'Ue non sta dove stoccare il materiale, e si fa avanti l'Ungheria

Covid-19, dov'è la scorta di mascherine e ventilatori Ue?

Ormai anche gli europeisti più accaniti, a cominciare dall'ex premier Romano Prodi, si sono accorti che l'Unione europea fa davvero fatica, per usare un eufemismo, ad affrontare l'emergenza Covid-19. I cittadini di tutta Europa, in questa fase estremamente delicata e drammatica della nostra storia, si appellano alle istituzioni che sentono più vicine: i comuni, le regioni e, soprattutto, lo Stato, che in quest'emergenza sta dimostrando tutta la sua centralità. Con il Covid-19, nota James Pinkerton su the American Conservative, risorge il infatti Leviatano hobbesiano che l'iperglobalizzazione pensava di aver messo in disparte.

Del sogno di un'Europa unita è rimasto poco più che uno slogan. Come nota La Verità, tuttavia, la retorica dell'Europa che combatte unita sopravvive. A usare queste parole, in un'intervista rilasciata a Repubblica, la commissaria Ue alla Salute pubblica, Stella Kyriakides, la quale afferma: "Siamo in un momento critico per la cooperazione. Avrei preferito vedere più solidarietà e sostegno tra governi. Noi stiamo facendo il possibile anche attraverso Resceu, al quale abbiamo aumentato il budget di 80 milioni. Speriamo di veder arrivare i primi acquisti a inizio aprile". Ma che cos'è Resceu? Di fatto è un programma inserito all'interno del meccanismo di protezione civile dell'Unione europea al fine di migliorare la gestione comunitaria in caso di calamità e catastrofi. Pandemia compresa. Lo scorso 19 marzo, in ampio ritardo, la Commissione europea ha deciso di creare una scorta strategica di attrezzature mediche come ventilatori e maschere protettive per aiutare i paesi dell'Ue nel contesto della pandemia di Covid-19.

Il presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato in merito: "Con la prima riserva europea comune comune di apparecchiature mediche di emergenza, abbiamo messo in atto la solidarietà dell'Ue. Beneficerà tutti i nostri Stati membri e tutti i nostri cittadini. Aiutarsi a vicenda è l'unica via percorribile". Janez Lenarčič, Commissario per la gestione delle crisi, ha poi aggiunto: "L'Ue si sta adoperando per ottenere più attrezzature per gli Stati membri. Stiamo istituendo una scorta di salvataggio dell'Ue per ottenere rapidamente le forniture necessarie per combattere il coronavirus. Sarà utilizzato per sostenere gli Stati membri che si trovano ad affrontare carenza di attrezzature utili per curare i pazienti infetti, proteggere gli operatori sanitari e aiutare a rallentare la diffusione del virus. Il nostro piano è di andare avanti senza indugio".

Come funziona in concreto Resceu? La scorta per far fronte all'emergenza coronavirus, spiega il sito della Commissione Ue, sarà ospitata da uno o più Stati membri. Il bilancio iniziale dell'UE per la scorta è di 50 milioni di euro, ora arrivato a 80 milioni di euro. Fin qui - a parte la risposta clamorosamente tardiva - tutto chiaro. Il problema, come spiega La Verità, è un altro e sta nella farraginosità del meccanismo europeo e nella sua burocrazia: tutt'altro che snella e veloce, in una fase storica nella quale essere rapidi ed efficaci è tutto.

Come spiega Hungary Today, il governo di Budapest ha deciso di partecipare al programma Resceu, istituendo una struttura di stoccaggio e immagazzinando attrezzature mediche. Una procedura durata una decina di giorni che, in emergenze come queste, sono un'eternità. La scorta europa rischia di essere utile forse per la prossima pandemia, sperando che non arrivi mai.

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