Emergono altre importanti novità attorno alla figura di Usman Khan, il protagonista dell'episodio terroristico verificatosi sul London Bridge. Sulla sua pericolosità non vi erano mai stati dubbi: i giudici che lo condannarono nel 2012 avevano ben chiare le qualità da killer del 28enne. Il curriculum dell'uomo era abbastanza variegato. All'età di 20 anni faceva già parte di una cellula di nove persone, i "nove leoni", dotato di una lista piuttosto ampia e con obiettivi ben definiti: creare un madrassa in Kashmir per addestrare terroristi - da finanziarsi con i sussidi di disoccupazione britannici - e uccidere Boris Johnson, l'allora sindaco di Londra, il cui indirizzo personale era a loro noto. Ma tra i nove componenti lui era ritenuto uno dei più aggressivi e dotati di un'ambizione elevata rispetto agli altri. Per tali motivazioni il giudice aveva posto una serie di dubbi sulla sua possibile uscita dal carcere.
Come riportato da Il Messaggero, infatti aveva scritto: "A mio giudizio, questi criminali rimarrebbero, anche dopo un periodo lungo di detenzione, un tale pericolo che il pubblico non può essere adeguatamente protetto qualora gli dovesse essere data una licenza nella comunità, soggetta a condizioni, con riferimento a una data prestabilita di rilascio". Inoltre aveva aggiunto che "la sicurezza del pubblico rispetto a questi criminali può essere protetta adeguatamente solo se la loro uscita su licenza è decisa, al massimo, alla fine del periodo minimo che stabilisco oggi". Ma nel dicembre 2018 il killer aveva ottenuto l'uscita in seguito all'appello da parte dell'avvocato che sottolineò la natura velleitaria e giovanilistica delle attività del ragazzo.
L'addestramento
Khan perciò girava a piede libero, a condizione di indossare una cavigliera elettronica per essere costantemente controllato. Il programma di deradicalizzazione seguito si intitolava "Desistenza e disimpegno". In una lettera indirizzata alle autorità aveva esplicitato la richiesta di essere aiutato per diventare "un buon cittadino britannico". Ma l'influenza di Anjem Choudary, noto imam radicale, era davvero notevole. A Stoke-on-Trent faceva proselitismo per al-Muhajiroun, il gruppo ispirato ad al Qaeda e vicino a Choudary. "Sono nato e cresciuto in Inghilterra, la comunità mi conosce, non sono un terrorista", disse nel corso di un'intervista alla BBC nel 2008. Inoltre dalle intercettazioni nella casa dell'aggressore erano emersi elogi ad Adolf Hitler, acclamato per il suo odio antisemita.
I "nove leoni" però avevano poi preferito intraprendere la strada della
violenza rispetto a quella dell'ideologia radicale. Assassinii, bombe e progetti all'estero: un complesso di flop, culminato con un piano omicida eseguito da Khan con due coltelli e una finta cintura esplosiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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