Il destino degli immigrati africani tra mafia nigeriana e clan locali

Le donne sono costrette a prostituirsi, gli uomini ingrossano le fila del caporalato. Ecco che fine fanno gli immigrati nigeriani che da anni arrivano sulle nostre coste

Il destino degli immigrati africani tra mafia nigeriana e clan locali

Uomini e donne disperati vengono traghettati, ogni giorno e ormai da anni, sulle nostre coste. Finiranno male, spesso e volentieri sono già in mano alla criminalità che ne ha già deciso il destino. Chi si ingrassa sulla pelle dei disperati è la mafia nigeriana che, negli anni, è diventata strutturata, organizzata, agguerrita, capace di allearsi e collaborare con i clan “nostrani”. L’allarme della Direzione Investigativa Antimafia è, però, ancora un altro: a causa dell’endemica instabilità dell’area centrafricana, questi criminali sono destinati a diventare sempre più potenti e influenti. Il destino degli immigrati è scritto, appena sbarcati.

Dopo la trafila nei centri d’accoglienza, gli uomini vengono spediti a ingrossare le fila del caporalato, del lavoro irregolare e dello spaccio di droga. Per le donne il destino è ancora peggiore: vengono incatenate con la minaccia del juju (ossia della potenza infernale del vudù) ai marciapiedi dove dovranno vendere il loro corpo per risarcire le maman, cioè le loro “custodi” che asseriscono d’aver anticipato grosse somme di denaro, per le spese di viaggio. Tutti vengono contattati e “smerciati” a quelli che saranno i loro aguzzini.

Ogni “viaggio” viene pagato dalle ragazze nigeriane dai 20 ai 30mila euro. Se non sborsano, le ragazze avranno ben ragione di temere che qualcosa di gravissimo accadrà alle loro famiglie. Perché la vendetta del feticcio (appunto, il juju) è violentissima e senz’appello. Anche per questo è difficilissimo scardinare la rete di sfruttatori e sfruttatrici che tengono vincolate le vittime con la minaccia della violenza e della superstizione. Quando accade e si trova il coraggio di rompere la tela del silenzio, si ottengono informazioni importantissime.

A seguito di un’importante operazione condotta in Puglia, una delle ragazze sottratte al suo tremendo destino da un sacerdote ha rivelato agli inquirenti di essere arrivata – dopo un viaggio durato sette giorni dal Niger fino a Tripoli e da qui sulle coste ioniche – nel centro d’accoglienza di Sava in provincia di Taranto dove “mediante contatti telefonici” lei e le altre sue compagne di sventura, ebbero indicazioni su come raggiungere Bari e su come incontrare gli “amici” dell’organizzazione. Tutto organizzato alla perfezione.

Non è migliore il destino di chi, in Italia, ci arriva con i canali ufficiali e regolari. Tra chi sbarca negli aeroporti del nostro Paese provenendo dall’Africa centrale ci sono moltissimi corrieri che hanno ingoiato ovuli di droga, spesso eroina, che dovranno consegnare a chi li andrà ad “accogliere”.

Per questo rischioso “lavoro” vengono pagati pochissimo ma con tecniche molto raffinate di underground banking, variante sommersa del già oscuro shadow banking, il credito ombra, al di fuori dei canali ufficiali finanziari e bancari.

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