Protagonista dell'ultimo dibattito tra i candidati repubblicani, trasmesso da Fox News, è stata Hillary Clinton. Sul palco di Milwaukee, infatti, tutti l'hanno presa di mira. Com'era inevitabile. L'ex first lady non è rimasta a guardare ed ha sfruttato l'occasione replicando su Twitter all'offensiva del Gop: "Idee zero". Ma è andata davvero così? Di certo nel quarto dibattito non ci sono state risse verbali e i candidati hanno cercato di rimanere più concentrati sui contenuti (economia, tasse, Obamacare, immigrazione e politica estera). A sfidarsi c'erano otto candidati: oltre a Trump e a Carson, i senatori Marco Rubio, Ted Cruz e Rand Paul, l'ex governatore della Florida Jeb Bush, l'ex ceo di Hp Carly Fiorina (unica donna), e il governatore dell'Ohio, John Kasich.
Dalla serata non è emerso un vero e proprio vincitore. Buone, nel complesso, le prove di Rubio e Cruz, che stanno conquistando leadership e credibilità. Il primo è amato soprattutto dall'ala moderata, il secondo piace da morire ai Tea Party e all'ala più conservatrice del Gop. Potrebbe essere un bel ticket? Ancora troppo presto per dirlo. Bush, che fino ad ora ha sempre deluso le aspettative, ha dato qualche piccolo segnale di ripresa, ma continua a non pungere. Pare non essere completamente a suo agio sul palco. Anche quando, con una battuta, si è rivolto con tono polemico (ma troppo vittimistico) a Trump: "Grazie di farmi parlare a questo dibattito". I due "non politici" di professione in testa ai sondaggi, Trump e Carson, hanno fornito prestazioni non del tutto convincenti. L'ex chirurgo afroamericano continua a mostrarsi "sotto tono": è il suo stile, anche se alla lunga potrebbe costargli caro. Trump, invece, quanto a verve non delude mai, ma sta attento a non esagerare. Gli hanno fatto capire che non può continuare ad azzuffarsi. E lui ce la mette tutta nel presentare un'altra faccia di sé, quella "moderata" e soft.
Nel confronto organizzato da Fox e Wall Street Journal, stavolta i candidati non hanno subito provocazioni o trabocchetti dei moderatori (vedi Cnbc). Per rilanciare l’economia tutti i candidati sposano in pieno la ricetta classica della destra: abbassare le tasse. Sul come fare ci sono differenze. E i candidati si punzecchiano: ad esempio Rand Paul ha bacchettato Rubio dicendogli che ha presentato un piano irrealistico, perché troppo costoso, "una specie di welfare che non è da conservatori". Accusa gravissima in campo repubblicano, che fa venire in mente il perfido acronimo Rino (Republican in Name Only). C'è da scommettere che Rubio, di qui in avanti, verrà preso di mira su questo punto. Gli diranno che è troppo moderato e che, proprio per questo, non va bene. Vedremo se (e come) saprà reagire. Corsi e ricorsi della storia: l'ex governatore del Texas, Rick Perry, quattro anni fa fu impallinato quando disse di voler tagliare alcune agenzie federali, ma ne dimenticò alcune. Cruz è inciampato sullo stesso particolare, scordandosi il nome di un'agenzia che vorrebbe eliminare (è stato furbo perché una l'ha citata due volte, quindi tecnicamente non si è inceppato di fronte al vuoto di memoria). I suoi sfidanti - e neanche i moderatori - hanno infierito. La prossima volta dovrà ripassare meglio.
Ma non c'è stato neanche uno scontro? Uno a dire il vero sì: si parlava di immigrazione e il governatore dell’Ohio, John Kasich, ha duramente criticato l'idea di Trump di riportare a casa loro undici milioni di immigrati clandestini: "Idea stupida e impossibile. Non ci prendiamo in giro, cerchiamo di essere adulti. La deportazione di 11 milioni di persone, dividendo famiglie, separando genitori dai figli, non avverrà mai. Lo sappiamo tutti. Chi è qui deve poter rimanere qui, se rispetta le leggi. Ma bisogna rafforzare il confine per evitare che altri possano entrare". Questa, in buona sostanza, è la linea moderata della destra: regole più rigide ma da qui in avanti. Per chi è già entrato e lavora negli States bisogna trovare una soluzione. Trump non è rimasto zitto: "Eisehower lo fece negli anni Cinquanta e noi dobbiamo ripeterlo oggi". Poi ha perso la pazienza: "Ho fatto milioni di dollari nel corso della mia vita, non ho bisogno di ascoltare questo tizio (Kasich, ndr). Quanto al muro da costruire lungo il confine con il Messico, per non far entrare nuovi clandestini, Trump ha ripetuto una frase già usata altre volte: "Ditelo agli israeliani se il muro non funziona". Bush ha dato ragione a Kasich. Silenzio da parte di Rubio. La posizione del senatore di origini cubane è nota (nella passata legislatura ha lavorato ad una riforma con i democratici), ma fino ad ora lui ha preferito non esporsi troppo per non perdere consensi a destra. In questa fase del dibattito Cruz è stato molto apprezzato quando ha sottolineato che l'alternativa alla criticata deportazione, di fatto, è una sanatoria.
I candidati si sono divisi anche su altri temi di politica estera, quali ad esempio la Siria: Bush propone una "no fly zone" mentre Cruz e Rubio dicono che la prima cosa da fare è dare più risorse alla Difesa (su questo punto niente tagli). A Carly Fiorina che suggerisce di rompere ogni rapporto con Putin replicano Rand Paul e Trump: il miliardario dice chiaramente che lui lascerebbe la "grana" Siria ai russi, mentre Paul, sempre considerato isolazionista, sostiene con forza che sia folle continuare a intervenire dove ci sono già stati fallimenti.
Alla fine chi ha vinto e chi ha perso il dibattito lo diranno, come sempre, i sondaggi. Sempre che abbia senso stabilirlo. Questi dati, infatti, contano fino a un certo punto. Esprimono una tendenza ma sono i voti veri quelli davvero importanti. Si inizierà a fare sul serio il 1° Febbraio in Iowa e poi il 9/2 nel New Hampshire.
Dopo Nevada (20/2) e South Carolina (23/2) si arriverà alla vera grande sfida del Super martedì (1 Marzo), quando si voterà in ben 12 Stati. A quel punto forse non avremo ancora il nome del vincitore ma il quadro della competizione sarà sicuramente molto più definito e chiaro.
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