Se la procedura d'impeachment nei confronti di Donald Trump dovesse procedere, il Presidente "vuole un processo" al Senato americano. Come riporta l'Agi, al Senato il Presidente potrebbe porre domande sulla gola profonda, il whistleblower che lo ha accusato di aver esercitato pressioni nei confronti dell'omologo ucraino Volodymir Zelensky e proponendo a quest'ultimo uno scambio di favori - quid pro quo - che prevedeva lo sbocco dell'assistenza militare in cambio dell'apertura di un'indagine nei confronti dell'ex vicepresidente Joe Biden, papabile sfidante di Trump nel 2020, e di suo figlio Hunter.
Al Senato si tratterebbe, sottolinea l'Adnkronos, di un processo veloce, della durata di un paio di settimane a gennaio, per evitare che lo show sull'impeachment si protragga troppo a lungo. Se n'è discusso ieri durante una riunione a cui hanno partecipato senatori Gop vicini al presidente Usa e alti funzionari della Casa Bianca, incontratisi ieri a Capitol Hill per definire la strategia di difesa sull'impeachment. Un processo che pare inevitabile. Presenti alla nascita della "war room" il capo della commissione giustizia Lindsey Graham, Ted Cruz, Pat Cipollone, capo ufficio legale della Casa Bianca, e il genero del presidente, Jared Kushner. Riunione che è arrivata al termine delle otto audizioni pubbliche. Praticamente scontata l'approvazione degli articoli di impeachment alla Camera, dove i democratici hanno la maggioranza. Al Senato, dove servirebbe una maggioranza di due terzi per cacciare e condannare Trump, sono in maggioranza i repubblicani: 52 a 48. Nel caso di impeachment di Bill Clinton, per esempio, 31 democratici alla Camera si schierarono con i repubblicani, con il risultato che Clinton venne assolto da tutte le imputazioni.
L'ufficio legale della Casa Bianca sottolinea che tutte le opzioni sono sul tavolo, ma come spiega Graham non ci sono i voti per annullare l'impeachment senza dibatterlo. "Non voglio che credano che vi sia la possibilità di archiviarlo senza dibatterlo - ha detto Graham-credo che tutti siano d'accordo sul fatto che non vi sono i voti per annullare l'impeachment". L'altro giorno ha testimoniato davanti alla commissione d'intelligence della Camera l'ambasciatore Usa presso l’unione europea Gordon Sondland, che ha fornito una testimonianza abbastanza contorta.
Sondland ha prima spiegato di "non aver mai ricevuto una risposta chiara" sul perché gli Stati Uniti avessero bloccato i fondi sulla sicurezza destinati all’Ucraina, sottolineando che Kiev aveva bisogno di quei soldi "per respingere l’aggressione russa". L’ambasciatore, in un passaggio chiave della sua testimonianza, ha poi sottolineato che "il presidente Trump non mi ha mai detto direttamente che l’aiuto militare all’Ucraina era condizionato dall’apertura di un’indagine su Joe Biden" salvo precisare che "era chiaro a tutti che c’era un legame.
Tutti lo sapevano. Non c’era alcun segreto". Sondland ha poi aggiunto che "il 24 settembre il segretario Pompeo dava indicazioni a Kurt Volker di parlare con Rudy Giuliani", avvocato del Presidente Trump.
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