Pensava di non dover più combattere con Ebola. Lo aveva fatto per 40 giorni dentro una stanza di ospedale ad Atlanta. Ian Crozier si era ammalato a settembre in Sierra Leone. Medico, lui, colpito dal virus che ha ucciso migliaia di persone in Africa ed ha toccato da vicino anche l’Occidente. Era guarito, gli avevano detto i colleghi medici. Ma dopo due mesi, guardandosi allo specchio, ha visto il suo occhio azzurro cambiare colore e diventare verde. Colpa del virus che ha ancora in corpo e che in alcune zone persiste anche dopo la guarigione del paziente, come nello sperma. Ma nessuno prima d’ora avrebbe mai immaginato che Ebola potesse sopravvivere e proliferare dentro l’occhio. Modificandone il colore.
La storia di Ian Crozier è stata raccontata dal New York Times dopo che il medico curante, Steven Yeh, ha pubblicato un articolo sul caso nel New England Journal of Medicine. Crozier è americano e la foto del suo occhio sta facendo il giro del mondo. Un caso anomalo? No, probabilmente. Piuttosto il primo ad essersi verificato ma che in Africa, dove le cure oftalmiche non sono sviluppate, potrebbe essere già diffuso.
Che il virus Ebola lasciasse segni permanenti nei pazienti colpiti era evidente da tempo. Molti di questi, infatti, sia occidentali che africani, lamentano dopo la guarigione numerosi sintomi di stanchezza, problemi muscolari, forti mal di testa e per le donne il blocco del ciclo mestruale. Tutte complicazioni probabilmente legate al virus contratto. Non solo. Tanti, infatti, hanno perso la vista o la stanno progressivamente perdendo. "Circa il 40% degli infetti – ha detto John Fankhauser direttore sanitario del Elwa Hospital di Monsova in Liberia – soffre di dolori agli occhi, infiammazione, vista offuscata e punti ciechi nel campo visivo".
Come Crozier, che dopo due mesi dalla guarigione ha cominciato a non vedere bene. I medici gli hanno perforato l’occhio sinistro con un ago prelevando un campione dell’umor acqueo, pensando che l’infezione fosse dovuta ad un virus qualsiasi, aiutato dall’indebolimento delle difese immunitarie causate dalla malattia. Dopo le analisi, invece, la sorpresa: nell’occhio c’è ancora Ebola. A quel punto è scattata la paura per il dott. Yeh, che non si era curato di coprirsi secondo i protocolli nel fare i prelievi: la paura di essere infetto e l’incubo di dover riaprire il “caso Ebola” in un ospedale americano. Ma le successive indagini hanno fatto svanire i dubbi.
Le lacrime di Crozier, infatti, sono prive dell’infezione e quindi il virus contenuto nell’occhio non è a rischio trasmissione.Le cure somministrate in seguito, un farmaco sperimentale di cui ancora non conosce il nome, hanno riconsegnato a Crozier la vista dall’occhio sinistro. E l’hanno anche riportato al suo colore originario.
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