Il governo del Marocco ha deciso di imprimere una svolta ecologista. Tra pochi giorni, ad esempio, entrerà in vigore il divieto per i sacchetti di plastica per la spesa. Dal 7 al 18 novembre, invece, il paese del Nord Africa ospiterà la ventesima conferenza mondiale sul clima (COP22): sul tavolo, l’attuazione (e i miglioramenti) dell’Accordo di Parigi. Ma accanto a questi esempi, importanti, che dimostrano gli sforzi del Marocco per l'ambiente, bisogna registrare una clamorosa protesta scoppiata per l'arrivo di una nave, proveniente dall'Italia, carica di rifiuti. Si tratta di 2500 tonnellate di ecoballe arrivate, con una nave, nel porto di al Jadida.
Arrivano dal sito di stoccaggio di Taverna del Re, tra Caserta e Napoli. I giornali marocchini scrivono che diversi gruppi di attivisti per l'ambiente hanno avviato una raccolta di firme trovando, in pochi giorni, 10 mila adesioni contro l’ipotesi di bruciare questi rifiuti italiani nei cementifici di Casablanca e Settat.
Gli ambietalisti marocchini criticano il fatto che questi rifiuti siano arrivati "proprio mentre il governo sta conducendo una campagna contro chi usa la plastica e deve ospitare a novembre la conferenza sul clima". Per gli attivisti, infine, "la spazzatura italiana arrivata in Marocco rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini".
La polemica ha assunto ormai una rilevanza politica. Nel fine settimana ci sono state interrogazioni parlamentari nei confronti del premier Abdel Ilah Benkirane. Il deputato dell’Unione socialista delle forze popolari, Ahmed al Mahdi Muzauari, accusa il governo di "avere due facce": con la prima scandisce slogan in difesa dell’ambiente contro i contenitori di plastica, con la seconda svende l’ambiente consentendo al Marocco di diventare la tomba dei rifiuti velenosi stranieri". Il parlamentare socialista ha quindi chiesto al premier "quali sono stati i provvedimenti assunti dal governo su questa vicenda per scoprire la verità". Anche la leader del partito Socialista unitario dell’opposizione, Munira Mounib, critica duramente il governo, e scrive sul suo profilo Facebook: "Dove siamo noi nel difendere il nostro ambiente, la nostra terra, la nostra acqua e la salute dei cittadini. I marocchini non valgono niente per gli amministratori? Quale accordo ha permesso di sacrificare la salute pubblica in cambio di questi rifiuti pericolosi?".
La preoccupazione degli ambientalisti marocchini cresce soprattutto in relazione a un accordo, tra Italia e Marocco, che porterebbe il carico totale di rifiuti a 5 milioni di tonnellate.
Lo scorso 11 giugno il capo del governo italiano, Matteo Renzi, twittava la seguente frase: "Via le ecoballe dalla Terra dei fuochi.
Via la camorra da gestione rifiuti" (leggi). E si vedeva una foto del premier, con lo sguardo serio, davanti alle ecoballe, in compagnia del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Ora i marocchini rinfacciano a Renzi questo "dono" poco gradito.Via le ecoballe dalla Terra dei Fuochi. Via la camorra da gestione rifiuti. Finalmente si fa sul serio #lavoltabuona pic.twitter.com/rjLso5OAFJ
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 11 giugno 2016
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