El Chapo, Saviano contro Sean Penn "Ha fatto da megafono a un narcos"

Le accuse dello scrittore in un'intervista: "Non vai lì se non sai nulla della storia. Quelli pagano mezzo esercito a Sinaloa"

El Chapo, Saviano contro Sean Penn "Ha fatto da megafono a un narcos"

Lui, che sulle vicende del narcotraffico ci ha scritto un libro, Zero Zero Zero, forse così chiaramente non si era ancora espresso sulla vicenda di El Chapo, principe del cartello di Sinaloa evaso rocambolescamente e poi ricatturato pochi giorni fa dalle autorità messicane.

Ora Roberto Saviano dice la sua, e lo fa in un'intervista pubblicata dall'Huffington Post, in cui se la prende soprattutto con Sean Penn e per quell'incontro mediato dalla messicana Kate del Castillo che l'attore e regista ebbe con El Chapo quando ancora era latitante, per realizzare un lungo servizio poi finito sulle pagine di Rolling Stone.

Saviano accusa Sean Penn e non è il primo a farlo. Già quando la notizia dell'incontro era trapelata sulla stampa americana si era scatenato un ampio dibattito, soprattutto tra i giornalisti che in Messico lavorano da tempo e con la realtà del narcotraffico locale hanno a che fare tutti i giorni. Alfredo Corchado, del Dallas Morning News, aveva messo in chiaro che, senza il via libera dei cartelli, in zone come Sinaloa o Durango non si entra. E qualcosa di simile dice anche Saviano.

"Sean Penn è del tutto inadeguato a questa intervista - racconta all'Huffington Post -, non perché l’ha fatta, ma perché non s’è preparato, non si è formato. È andato lì a diventare megafono. Tu, o conosci benissimo la storia o ti devi sottrarre a essere interlocutore". Il rischio sembra dire, è quello di mitizzare un personaggio che già troppo spazio occupa nelle cronache messicane e di recente anche in quelle internazionali.

"È come andare impreparati a incontrare, che ne so, Al Baghdadi", aggiunge Saviano, che condanna un'intervista che è diventato un lavoro da "ufficio

stampa", "un selfie". E concorda con Corchado sulla questione dell'influenza dei cartelli: "Ormai è chiaro che un pezzo d’esercito, soprattutto all’interno dello stato del Sinaloa, è pagato dalla famiglia Guzmán".

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