Erdogan: "Nessuno può darci lezioni in tema di diritti umani"

Mentre continua senza sosta la repressione in Turchia, il Sultano si difende così: "Lo Stato ha il dovere di trovare i colpevoli"

Erdogan: "Nessuno può darci lezioni in tema di diritti umani"

"Nessuno può darci lezioni" in tema di diritti umani. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nella seconda parte di un'intervista alla tv satellitare al-Jazeera, dopo un'interruzione per "questioni di emergenza", come ha spiegato l'intervistatore, e poco prima di una seconda interruzione per le stesse ragioni. Rispondendo a una domanda sulle critiche rivoltegli da alcuni paesi occidentali tra i quali la Francia, Erdogan ha ricordato le misure straordinarie adottate da Parigi dopo gli attentati terroristici subiti dal paese, tra cui gli arresti e la proclamazione dello stato d'emergenza. "Un tentativo di golpe è un reato o no? - ha affermato - Lo è. È un crimine contro lo Stato turco e lo Stato ha il dovere di trovare i colpevoli e consegnarli ai giudici che, in uno stato di diritto, li giudicano nel rispetto della legge".

Il presidente turco ha spiegato di essere stato avvisato dal genero del tentato colpi di stato ed è tornato poi ad accusare Gulen di aver orchestrato tutto "con una minoranza dell'esercito". Erdogan ha confermato che i servizi segreti avevano comune segnalato il rischio di un colpo di stato. Il presidente ha sottolineato la compattezza del governo "di fronte a una minaccia portata da una minoranza", per poi esaltare il ruolo del popolo turco "volevo si sentissero parte del trionfo della democrazia".

"Potrebbero esserci altri paesi coinvolti nel tentativo di golpe" di venerdì scorso in Turchia, ha aggiunto poi Erdogan. Che poi ha annunciato che il Consiglio dei ministri turco, accogliendo la raccomandazione del Consiglio di sicurezza nazionale riunitosi oggi pomeriggio, ha approvato l'introduzione dello stato d'emergenza in Turchia per la durata di tre mesi, in virtù dell'articolo 120 della Costituzione.

"Siamo determinati a pulire tutte le istituzioni da questi elementi, perché è come un cancro che con metastasi si diffonde nella Turchia. La Turchia supererà questa sfida e ne uscirà una nazione più forte", ha proseguito Erdogan.

Continuano le epurazioni

Mentre è ancora aperto il dibattito sulla reintroduzione della pena di morte, proseguono le epurazioni per allontanare i sostenitori di Fetullah Gulen, acerrimo nemico di Erdogan, che il governo accusa di essere dietro al tentativo di colpo di Stato. In totale sono circa 60mila i soldati, poliziotti, giudici, dipendenti pubblici e insegnanti sospesi, arrestati o indagati dopo il fallito golpe. Oggi le autorità turche hanno incriminato formalmente 99 dei 260 generali del Paese; e il ministero della Difesa a aperto un'indagine su tutti i giudici e procuratori militari, mentre 262 di essi sono stati sospesi. Arrestati 113 funzionari della magistratura, fra i quali secondo l'emittente Ntv ci sono due giudici costituzionali. Stretta anche nel mondo della cultura: circa 6.500 dipendenti del ministero dell'Istruzione della Turchia sono stati sospesi (dopo i 15.200 già sospesi ieri) e lo stesso ministero ha chiuso 626 istituzioni scolastiche, la maggior parte private; inoltre il Consiglio per l'educazione superiore della Turchia ha sospeso quattro rettori universitari. Oggi è stato imposto agli accademici il divieto di recarsi all'estero e 96 accademici, secondo la tv di Stato Trt, sono stati rimossi dai loro posti all'università di Istanbul. Le purghe di Erdogan, al potere dal 2003 prima come premier e poi come presidente, hanno sollevato preoccupazioni fra le potenze occidentali e una condanna è giunta oggi dalla Germania.

Berlino, tramite il portavoce del governo Steffen Seibert, si è detta "profondamente preoccupata" per le misure imposte dalle autorità turche a seguito del fallito golpe, che "contraddicono i processi dello Stato di diritto".

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