Sembra di rivedere le lacrime di Elsa Fornero quando, nel tardo autunno del 2011, scoppiò a piangere in conferenza stampa nel chiedere "sacrifici" agli italiani.
Questa volta protagonista è la vicepremier svedese Åsa Romson, del partito dei Verdi, che non ha retto emotivamente al compito di annunciare la decisione del governo di Stoccolma di chiudere le porte ai rifugiati, introducendo politiche, in materia d'immigrazione, molto più rigide rispetto al passato (come peraltro era stato preannunciato da tempo).
"Voglio essere onesta - ha detto ieri la Romson parlando nella capitale - Nel partito abbiamo dovuto prendere decisioni difficili: negli ultimi quindici giorni, mi sono convinta che questa (la decisione di stringere le maglie dell'accoglienza, ndr) è la maniera migliore di aiutare i nostri amministratori locali ad affrontare il problema."
"È una decisione terribile" ha spiegato il vicepremier con gli occhi lucidi. Anche il primo ministro Stefan Löfven, parlando martedì, aveva spiegato che d'ora in poi la Svezia - che detiene il record di rifugiati in rapporto alla popolazione residente - si limiterà ad accogliere il "numero minimo di richiedenti asilo" imposto dalle leggi europee. Da aprile, infatti, la maggior parte dei profughi che bussano alle porte della Svezia si vedrà concedere solo il permesso di residenza temporanea.
Parimenti verranno rafforzati i controlli in ingresso e
verranno irrigidite le misure che regolano il ricongiungimento familiare. Stime ufficiali calcolano che quest'anno siano già entrate nel Paese 190.000 persone, su un totale di 10 milioni di abitanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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