Un reportage mandato in onda da Sky Tg24 mostra i meccanismi mentali che muovono i jihadisti che vivono in Occidente, portandoli a mettersi in lotta con il mondo che li circonda, da cui si sentono avulsi, per compiere le peggiori nefandezze in nome di Allah. "I Soldati di Allah" è il titolo dell'inchiesta, realizzata in Francia. Un giornalista francese musulmano riesce a intrufolarsi in una cellula estremista, carpendone molti segreti. Said Ramzi, pseudonimo scelto dal giornalista, filma con una videocamera nascosta. Vuole scoprire cosa passa nella mente di un giovane occidentale che sceglie di praticare la Jihad. Cosa lo spinga davvero a uccidere (e a morire lui stesso) in nome di Allah?
Prodotta da Takia Prod, in collaborazione con Canal+, l'inchiesta verte sui meccanismi psicologici che muovono gli aspiranti terroristi. Aiuta a capire le vite dei giovani aspiranti terroristi, partendo da un dato di fatto essenziale: i reclutatori sfruttano i sentimenti più profondi di insoddisfazione e rivalsa. Il documentario svela anche alcune falle dei sistemi di sicurezza occidentale, che faticano a individuare e contrastare i mille rivoli del terrorismo di matrice jihadista.
Said Ramzi prende contatto con gli estremisti tramite Facebook. Quasi subito lo invitano a utilizzare un altro social network, Telegram, considerato più "sicuro". Dal contatto virtuale piano piano avviene il primo incontro reale, in un centro islamico, cui ne seguiranno altri, appena conquistata la fiducia del gruppetto. Il leader è Oussama, un francese di 20 anni che ha già cercato di recarsi in Siria e ha scontato 5 mesi di carcere per terrorismo (a denunciare la sua radicalizzazione è stato suo padre, un turco da anni residente in Francia).
Uscito dal carcere Oussama è diventato ancora più radicale di prima (ma senza darlo a vedere) ed ha creato la cellula di nome "Soldati di Allah", di cui è diventato il capo locale. Dalle conversazioni tra Said e Oussama si capisce la determinazione del giovane leader a divenire martire, spinto dal sogno di un paradiso ricco di bei palazzi e bellissime donne, con cavalli d'oro e rubini. Non gli importa di morire giovane: "Tutti devono morire", è il suo mantra.
I membri del gruppo parlano tra loro grazie a Telegram, dove passano tutte le comunicazioni clandestine, compresi piani e programmi per preparare esplosivi e autobombe. Il tempo passa e il gruppo cambia, quando un membro dal Califfato decide che è giunta l'ora di utilizzare questa "cellula". L'idea è quella di attaccare un locale notturno o una sala da concerto.
Così manda i membri del gruppo a cercare armi, debitamente nascoste ma pronte all'uso. È un modo per testare la potenziale efficacia degli aspiranti jihadisti francesi. Il colpo alla fine non andrà a segno. E, del gruppo, resteranno a piede libero solo Oussama e l'infiltrato.
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