La polizia federale tedesca ha in questi giorni arrestato due presunti “torturatori del regime siriano”. Costoro si sarebbero infiltrati tra i richiedenti asilo accolti in Germania, per iniziativa dell’esecutivo Merkel, nel 2015.
I due Siriani, uno residente a Berlino e l’altro nel Land della Renania-Palatinato, sono stati infatti accusati di avere fatto parte dei servizi di sicurezza di Damasco. In particolare, i soggetti fermati, spacciatisi finora per “profughi”, sarebbero ex alti ufficiali del General Intelligence Directorate (Gid), una delle principali agenzie di intelligence al servizio del presidente Assad.
A detta delle autorità federali, i siriani arrestati in Germania, Anwar R. (56 anni di età) ed Eyad A. (42), avrebbero commesso, tra il 2011 e il 2012, “crimini contro l’umanità”, ossia “trattamenti inumani e degradanti” ai danni dei “militanti anti-Assad”. I due indiziati, prima di fuggire in Germania, avrebbero infatti praticato, all’interno di una “prigione nei pressi di Damasco”, “indicibili torture” nei riguardi di “oltre 2mila detenuti” sospettati di “sedizione”.
Poco dopo l’annuncio dell’arresto dei due ex membri del Gid, la Procura federale di Berlino ha comunicato ai media locali che le persone fermate non verranno “rimpatriate”, ma saranno “giudicate dalla magistratura tedesca” sulla base del principio della “giurisdizione universale”. In virtù di tale istituto del diritto internazionale, gli autori di “crimini contro l’umanità” possono essere processati dai tribunali di qualsiasi Paese. Di conseguenza, la Germania, per effetto della “giurisdizione universale”, può sanzionare i due ex ufficiali del Gid nonostante, tra le vittime dei reati perpetrati da questi ultimi, non vi sia neanche un cittadino tedesco.
L’arresto di Anwar R. ed Eyad A. ha subito scatenato una pioggia di critiche all’indirizzo del governo Merkel.
Ad esempio, il partito nazionalista AfD ha accusato la cancelliera di non avere esercitato, a partire dal 2015, “alcun monitoraggio” degli stranieri entrati nel territorio nazionale con il pretesto delle “ragioni umanitarie”. Anche la formazione politica di estrema sinistra Die Linke ha biasimato l’esponente cristiano-democratica per avere “aperto le porte” del Paese a dei "macellai al soldo di Assad”.
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