L’allarme su alcuni account sospetti che sui social network avrebbero contribuito a gettare benzina sul fuoco per ampliare le proteste dei gilet gialli, era stato già lanciato all’inizio di dicembre dal segretariato generale della Difesa e Sicurezza Nazionale (Sgdsn) di Parigi.
Oggi, dopo tre mesi di scontri e violenze, un’indagine di Alto Data Analytics, citata da La Stampa, sembra confermare come nelle prime fasi della protesta ad infiammare gli animi sul web sia stato un ristretto gruppo di account, quasi tutti legati a gruppi di estrema destra francesi e all’Alt Right americana. Gli esperti di big data hanno esaminato 11,5 milioni di tweet in francese, partiti da 1,05 milioni di profili nel periodo più acceso delle manifestazioni di piazza, da metà novembre a metà dicembre del 2018, ed è risultato come tra gli account appartenenti ad esponenti politici la maggior parte, 39 profili, fosse legata al Rassemblement National di Marine Le Pen, mentre 29 appartenessero al partito sovranista Debout La France. Il resto si divide tra sostenitori del partito di estrema sinistra La France Insoumise e i pochissimi sostenitori del presidente Emmanuel Macron, quasi ininfluenti nel dibattito digitale scatenatosi a latere delle manifestazioni.
Fin qui, nulla di nuovo, visto che i numeri non fanno altro che confermare la natura acefala del movimento, spaccato tra le sue diverse anime, legate perlopiù all’estrema destra e all’estrema sinistra francese. Il dato interessante, però, è che nello stesso periodo preso in considerazione dagli analisti il gruppo di utenti legato all’estrema destra, l’8,3% del totale, da solo è riuscito a produrre quasi un quarto di tutti i tweet lanciati nelle fasi più dure della protesta. I messaggi veicolati sono riassumibili in due categorie: le critiche al presidente Macron e le accuse all’estrema sinistra di aver provocato i disordini in piazza. Ma c’è di più. Tra i profili più attivi in questo senso, ben 87 sarebbero legati, secondo gli analisti, a gab.ai, un social network americano con sede ad Austin, in Texas, punto di riferimento dei sostenitori dell’Alt Right americana.
Che la protesta dei gilet gialli avesse fatto breccia anche Oltreoceano del resto, non è un mistero, vista l’affinità del manifesto politico dei dimostranti con l’agenda portata avanti dal presidente Donald Trump. Non a caso, a paragonare i gilet gialli agli “elettori di Trump” e ai “sostenitori della Brexit”, ci aveva pensato proprio l’ex guru sovranista del presidente americano, Steve Bannon. Insomma, dalla ricerca citata da La Stampa risulta che proprio gli utenti americani sarebbero stati tra i più operosi su Twitter nel fomentare le proteste durante la fase più critica. Fin troppo, visto che tra questi potrebbero esserci stati anche dei bots, ovvero account fasulli creati ad hoc per veicolare messaggi politici. Secondo Alto Data si tratterebbe dello 0,5% degli utenti, per la metà appartenenti alla comunità dell’estrema destra e per l’altra al gruppo organizzativo dei gilet gialli, che da soli hanno lanciato dai 45 ai 700 tweet al giorno, il 12,4% degli interventi totali.
Un’anomalia notata anche dal cervellone del social network, che ha bloccato un profilo che aveva pubblicato da solo più di 25mila tweet. Secondo l’analisi, inoltre, quasi tutti i profili di estrema destra posterebbero abitualmente contenuti prodotti da media russi legati al Cremlino. Dall’inizio delle proteste anti-governative sono state più di 8mila le persone fermate, 7.500 gli arrestati e 1300 i feriti tra le forze dell’ordine.
Secondo i dati diffusi dal ministero del Lavoro francese, inoltre, sarebbero quasi 5mila le attività commerciali che avrebbero richiesto il “sussidio di disoccupazione parziale” da quando è divampata la rivolta lo scorso novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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