Nel primo anniversario della loro protesta che li portò nelle strade francesi un anno fa, sabato hanno in programma di tornare in piazza. Forse per festeggiare quell'anniversario, una data, quella del 17 novembre, che ha cambiato il modo di protestare in Francia. Perché, secondo quanto riportato da Adnkronos, infatti, i gilet gialli domani sfileranno per l'Atto 53. Il movimento, nato sui social network, si era costituito, almeno inizialmente, per manifestare contro il prezzo dei carburanti e contro il caro vita.
L'origine della rivolta
A diffondersi, all'inizio, erano stati i video che Eric Drouet, l'autotrasportatore diventato in poco tempo uno dei leader più riconoscibili del movimento, e Jacline Mouraud, il 18 ottobre 2018, avevano diffuso sul suo profilo Facebook. In quella circostanza, i due contestavano il presidente della repubblica, Emmanuel Macron, e il suo governo, colpevoli (secondo loro) di essersi accaniti contro gli automobilisti per la maggiorazione dei prezzi della benzina. Da quelle denuncia virtuali, la rabbia si era trasferita in piazza il 17 novembre e per diversi sabati consecutivi, migliaia di persone erano scese in piazza, bloccando strade e rotatorie. I circa 280mila manifestanti, in tutto il Paese, per rendersi riconoscibili, avevano deciso di indossare dei gilet gialli catarifrangenti.
I primi scontri
Nel secondo atto del movimento, ovvero il secondo sabato di protesta, il 24 novembre dell'anno scorso, si erano registrati i primi incidenti a Parigi. La protesta, definita dagli analisti tutto fuorché "Parigi centrica", ma più diffusa nelle campagne e nelle aree rurali, raccoglie diverse adesioni anche nella capitale: in quella circostanza, infatti, i numeri parlano di circa 106mila manifestanti sparsi per le vie della città. Ma è nel corso del terzo sabato di proteste che si registrano a Marsiglia, Parigi, Saint-Etienne e Tolosa che si consumano le prime devastazioni.
La mutazione delle proteste
Ogni settimana, gli scontri subiscono una metamorfosi e la rabbia si allarga. Non più soltanto contro il caro vita e l'aumento dei prezzi del carburante ma, più in generale, contro un establishment percepito lontano dalle esigenze della polazione (in particolare quella residente nelle aree periferiche del Paese). Nel dicembre 2018, infatti, il governo di Macron, guidato da Édouard Philippe, è costretto a varare alcune misure d'urgenza. In quell'occasione, vengono congelate alcune riforme e stanziati quasi 17 miliardi di euro in riduzione di tasse e aumento dele prestazioni sociali, per cercare di arginare le proteste e placare la rabbia del movimento popolare. La conseguenza ha portato il presidente Macron a girare il Paese per comunicare con i francesi e comprendere le motivazioni che, nelle settimane, hanno mosso migliaia di cittadini nelle piazze.
Il disastro di Parigi
Con il passare dei mesi, le proteste sembrano placarsi ma il 16 marzo, si registrano i danni più imponenti, con Parigi quasi completamente devastata. Quello è considerato il vero punto di rottura all'interno di un movimento che per mesi si è dimostrato unito e che poi, a causa anche dell'eterogeneità dei suoi intenti, comincia a sfaldarsi.
Il flop delle Europee
A maggio, infatti, in mancanza di una struttura politica unica e nell'impossibilità di riunire il movimento in un'unica lista, i gilet gialli registrano un risultato negativo (e forse inaspettato) alle elezioni Europee. I gilet gialli non superano la prova degli elettori e raccolgono meno dell'1%: l'"Alliance Jaune" guidata dal cantante francese Francis Lalanne ottiene lo 0,54%, mentre "Evolution citoyenne" di Christophe Chalençon, che incontrò l'allora vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e Alessandro Di Battista a febbraio 2019, ottiene lo 0,01%,.
I gilet gialli, un anno dopo
A un anno dalla loro nascita, i gilet gialli sembrano riscontrare ancora il consenso di una parte della popolazione, anche se spesso sembra prevalere una certa insofferenza verso i disagi provocati dalle manifestazioni. Sabato scorso erano ancora circa un migliaio i manifestanti che indossavano il giubetto catarifrangente. Su Facebook, il prossimo event ha raccolto, finora, oltre 5mila adesioni e oltre 6mila persone che si dichiarano interessate.
Dall'inizio del movimento dei gilet gialli a novembre del 2018 fino al 30 giugno 2019, secondo un calcolo fatto dal quotidiano Le Monde, sono state pronunciate oltre 3.100 condanne, di cui 400 si sono trasformate in condanne al carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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