Una guerra convenzionale tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà. La rappresaglia di Teheran per l’uccisione di Soleimani si è conclusa questa notte con il raid missilistico contro due basi irachene che ospitano il personale statunitense. Non si segnalano vittime tra gli americani. Nessuna vittima anche tra gli iracheni. In corso la stima dei danni. E’ il momento in cui il Presidente degli Stati Uniti Trump dovrà dimostrare equilibrio, moderazione, capacità di giudizio e discernimento. Una riposta militare americana innescherebbe una rappresaglia iraniana, già annunciata, contro Israele. La ritorsione israeliana trascinerebbe in guerra gli Stati Uniti. Con una certezza quasi assoluta ogni forma di conflitto convenzionale tra Iran e Stati Uniti si tramuterebbe in termonucleare in brevissimo tempo. Un rischio che nessuno vuole davvero correre.
Conseguenze inimmaginabili ed imprevedibili
Qualora scoppiasse una guerra totale e senza limiti tra Stati Uniti ed Iran, sarebbe proprio la disparità atomica a rendere irrilevanti tutte le altre voci convenzionali dell’equazione. Tuttavia il ricorso al nucleare, che andrebbe autorizzato solo in specifici casi, avrebbe conseguenze inimmaginabili ed imprevedibili. Nessun paese al mondo avrebbe una sola possibilità di sconfiggere militarmente gli Stati Uniti. Tuttavia una guerra contro la Repubblica Islamica, storia insegna, sarebbe una prospettiva devastante per tutti i soggetti coinvolti.
Iran, una guerra con gli Stati Uniti non ci sarà
Una guerra tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà. L’ho ribadito molte volte nelle ultime ore ovunque è stato chiesto il mio umile parere. L’ho ripetuto anche agli iraniani alcune settimane fa a Radio Iran: una guerra tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà. I quindici missili lanciati dall'Iran hanno preso di mira due basi militari irachene che ospitano il personale della coalizione militare degli Stati Uniti ad Al-Asad e presso l'aeroporto internazionale di Erbil. La base di Al-Asad, nella provincia occidentale di Anbar, si trova a circa 370 km dal confine iraniano. Irbil a circa 105 km. L'esercito ed il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti gestiscono una vasta area dell'aeroporto di Erbil. Per il Pentagono nessun americano sarebbe rimasto vittima del raid. Nessun americano presente nella base aerea Ain al-Asad e nell’area di Irbil, nel Kurdistan iracheno, sarebbe rimasto ferito. Anche gli iracheni, smentendo i primi rapporti, non segnalano vittime. In corso la stima dei danni alle due strutture. Ci sono circa 5.200 truppe statunitensi in Iraq. La base di Al-Asad, nota anche Ain Assad, per anni è stata un importante un hub per le operazioni militari americane nell'Iraq occidentale: ospita un forte contingente statunitense ed un significativo richieramento di velivoli ad ala fissa, piattaforme a rotore e droni. È stata anche la base visitata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante il suo primo viaggio in Iraq nel 2018.
Il primo segnale di de-escalation
Ovviamente diverso il comunicato iraniano: “Nel primo attacco dalla seconda guerra mondiale contro gli Stati Uniti, 80 membri del personale americano sono stati uccisi, circa 200 i feriti”. Oltre alla (necessaria) retorica ad uso interno utilizzata da Teheran, in tutti i comunicati ufficiali diramati dall’Iran si parla di “rappresaglia per il martirio del comandante Qassem Soleimani”. Merita particolare attenzione questo passaggio: “L'IRGC ha avvertito gli Stati Uniti di evitare ritorsioni altrimenti dovrà affrontare una risposta più dolorosa e schiacciante”. Traduciamo: “voi avete eliminato Soleimani, noi abbiamo colpito impunemente le vostre due principali basi in Iraq”. La vendetta, lasciatemi passare il termine, per la morte di Soleimani si è conclusa. Trump non deve cedere al suo istinto. Ha già dimostrato di non essere Obama.
Iran: azione sancita dalla Carta delle Nazioni Unite
Il secondo segnale di de-escalation
Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha rilasciato una dichiarazione che giustifica gli attacchi alle forze statunitensi in Iraq. Zarif parla di "misure proporzionate di autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite". L'articolo 51 sancisce il diritto intrinseco di tutte le nazioni all'autodifesa individuale e collettiva. "L'Iran non cerca un'ulteriore escalation, ma si impegna a difendersi da qualsiasi aggressione. L'Iran ha adottato e concluso misure di autodifesa contro gli Stati Uniti".
Quanti missili sono stati lanciati?
I media statali iraniani hanno confermato che il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica, di cui fa parte la Forza Quds, ha effettuato l'attacco. Sarebbero stati lanciati quindi missili balistici: dieci contro la base di al-Asad, cinque verso l'aeroporto internazionale di Erbil. I dieci missili lanciati contro la base di al-Asad avrebbero colpito i bersagli designati. Un solo missile, invece, avrebbe colpito l'aeroporto di Erbil. Quattro dei cinque missili lanciati contro Erbil sarebbero esplosi in volo o potrebbero anche essere intercettati dai Patriot posti a difesa della base statunitense. Diversa la valutazione degli iracheni: secondo Baghdad, i missili lanciati da Teheran sarebbero stati 24.
Il nome in codice per abilitare il lancio dei missili
il nome in codice utilizzato per lanciare l'operazione era Ya Zahra. Fatima al-Zahra, quarta e ultima figlia del profeta Maometto, è una figura particolarmente significativa nell'Islam sciita.
Che tipo di missile è stato lanciato?
L'Iran ha sviluppato una vasta gamma di missili in grado di colpire Israele e l'Europa orientale. Nell'attacco di questa notte, i media iraniani riferiscono che i missili balistici impiegati dalla Guardia Rivoluzionaria Islamica sono i Fateh-110 a corto raggio, che hanno una portata massima di circa 300 chilometri. In almeno due occasioni, l'Iran ha lanciato missili balistici a corto raggio Zolfaghar, che derivano dal Fateh-110, contro obiettivi in Siria.
Iran: missile balistico a corto raggio Zolfaghar
Il missile balistico a corto raggio Zolfaghar è un sistema d’arma monostadio a combustibile solido appartenente alla famiglia Fateh-110. Il Fateh-110 è un missile balistico monostadio a corto raggio a propellente solido. In servizio dal 2004, è probabilmente un’evoluzione del sistema Zelzal-2. Dovrebbe avere un raggio di 300 km per un carico utile di 500 kg. Il missile su lanciatore mobile è lungo 8,86 metri, un diametro di 0,61 metri e pesa 3.450 kg. Il Fateh-110 utilizza un sistema di guida inerziale con correzione GPS per una probabilità di errore circolare inferiore ai cento metri. L’Iran avrebbe sviluppato diverse versioni del Fateh designate come A-110A / Fateh 2 e A-110B / Fateh 3. La configurazione 110-D1 di quarta generazione è stata svelata nell'agosto del 2012: implementa un nuovo sistema di guida con la medesima portata delle precedenti versione, circa 300 km. Due le variante anti-radar del missile Fateh denominate Hormuz-1 e Hormuz-2. La variante anti-nave del Fateh è denominata Khalij Fars. Quest'ultimo implementa un cercatore elettro-ottico per colpire bersagli in movimento. La capacità antinave dell'Iran è stata confermata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 2014. Il 25 settembre del 2016, l’Iran ha svelato il nuovo missile balistico Zolfaghar, variante della famiglia Fateh-110 con un raggio di 700 km. Può essere armato con una testata convenzionale ad alto esplosivo o a grappolo con submunizioni interne. Secondo le valutazioni occidentaliLa probabilità di errore circolare del missile balistico Zolfaghar è di 50-70 metri.
Iran: missile balistico a corto raggio Qiam-1
Dalle foto emerse in queste ore, alcuni missili lanciati dall'Iran sembrerebbero essere a combustibile liquido. Probabile, quindi, l'utilizzo del sistema Qiam-1.
Il Qiam-1 è un missile balistico a corto raggio a combustibile liquido: è stato progettato per ridurre notevolmente i tempi di preparazione al lancio rispetto ai modelli che utilizzano i medesimi propellenti. Il Qiam-1 è una versione indigena monostadio dello Shahab-2 con un’autonomia stimata di 800 km ed un carico utile di 750 kg. Può essere armato con testata convenzionale ad alto esplosivo, a grappolo o termonucleare. Il veicolo di rientro del Qiam-1 è il medesimo che abbiamo già identificato nel Ghadr-1 ed Emad, varianti dello Shahab-3. Il disegno della testata, tradizionalmente associato ad asset con carico utile nucleare, è concepito per aumentare la precisione del veicolo di rientro e per raggiungere velocità terminali più elevate.
Il terzo segnale di de-escalation
L'Iran non ha utilizzato i missili balistici più potenti del suo inventario per colpire le due basi irachene, ma ha certamente impiegato quelli che garantivano affidabilità e precisione (quindi comprovata probabilità di errore circolare). Il carico utile imbarcato dai sistemi d’arma lanciati questa notte era, ovviamente, convenzionale. L'era degli imprecisi missili Scud di epoca sovietica è finita da un pezzo. Attenzione. L'Iran ha dimostrato di non aver preso di mira le truppe statunitensi, ma l'intera operazione presentava dei rischi che il regime di Teheran era chiaramente dispsta ad accettare.
L'Iraq ha autorizzato il raid?
Come abbiamo già rilevato, anche l’Iraq non segnala vittime. E’ un elemento assolutamente importante dell’equazione. Quei missili sono stati lanciati contro delle basi irachene. Tecnicamente, quindi, l’Iran ha violato la sovranità irachena lanciando missili balistici contro basi dell’esercito regolare dell’Iraq. A meno che Baghdad abbia autorizzato il raid sul proprio territorio.
Gli americani sono stati colti di sorpresa? Falso
La costellazione satellitare di allerta precoce degli Stati Uniti è potenzialmente in grado di monitorare anche il più piccolo evento ad infrarossi nel globo. La rete ad infrarossi ha monitorato, quasi in tempo reale, i missili balistici lanciati dall'Iran dando alle truppe americane ed alleate il tempo di mettersi al riparo. In ogni caso, le due basi erano messe in stato di allerta sin dall'uccisione del generale iraniano Soleimani.
Una guerra tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà
Il Consiglio per la Sicurezza Nazionale, secondo prassi obbligatoria, consegna al Presidente degli Stati Uniti il ventaglio di tutte le opzioni (Blue Sky Options) disponibili ed aggiornate per rispondere ad una minaccia specifica. Le agenzie di intelligence ed il Dipartimento della Difesa statunitense elaborano costantemente dei piani d’attacco per fronteggiare tutte le minacce attuali ed emergenti. Tuttavia quando si considera l'azione militare è importante riconoscere le variabili e le lacune di intelligence che complicano inevitabilmente il processo decisionale politico e militare. Un attacco preventivo convenzionale contro l'Iran ridurrebbe certamente le capacità militare del paese, ma non escluderebbe la ritorsione contro le basi statunitensi in Medio Oriente ed Israele. Qualsiasi decisione è affidata all’infallibilità ed alla capacità di discernimento concessa al Presidente degli Stati Uniti.
Una riposta militare americana innescherebbe una rappresaglia iraniana, già annunciata, contro Israele. La ritorsione israeliana sarebbe devastante e trascinerebbe in guerra gli Stati Uniti. Con una certezza quasi assoluta ogni forma di conflitto convenzionale tra Iran e Stati Uniti si tramuterebbe in termonucleare in brevissimo tempo. Un rischio che nessuno vuole davvero correre. La propaganda deve fare il suo gioco, ma dobbiamo scinderla dalla realtà: l'attacco di questa notte è soltanto l'ultimo atto di una disputa geopolitica a lungo termine che coinvolge Washington e Teheran in tutto il Medio Oriente e che durerà decenni. L'Iran non rappresenta una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti. I due paesi continueranno a farsi la guerra per procura.
L'Iran ha dovuto reagire in qualche modo dopo l'eliminazione di Soleimani ordinata da Trump. La Repubblica Islamica doveva reagire e dare una risposta al proprio popolo.
Tuttavia Teheran è abbastanza intelligente da capire che se questa notte avesse ucciso degli americani, Trump avrebbe risposto con un potere distruttivo inimmaginabile. Nonostante l'animosità e la propaganda, l'Iran teme gli Stati Uniti ed una guerra non scoppierà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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