La Camera bassa del parlamento indiano ha in questi giorni approvato una riforma della normativa sulla cittadinanza. Le nuove norme introducono numerose “agevolazioni” nei confronti di alcune “categorie di stranieri”.
La Lok Sabha ha infatti di recente votato a favore del Citizenship Amendment Bill, provvedimento voluto dal governo Modi e diretto ad abbreviare la procedura di naturalizzazione degli immigrati che professino una di queste sei fedi: “induismo, sikhismo, giainismo, buddhismo, cristianesimo e zoroastrismo”. Gli stranieri aderenti a tali culti potranno quindi divenire cittadini indiani in “tempi ridotti”. I migranti che professano l’islam, culto non menzionato dalla nuova legge, sono invece esclusi da tale beneficio e dovranno, di conseguenza, seguire la procedura di naturalizzazione ordinaria.
L’esecutivo nazionalista di Nuova Delhi, promotore della riforma in questione, ha sostenuto, per bocca del ministro dell’Interno Rajnath Singh, che essa sarebbe rivolta principalmente a vantaggio dei “profughi induisti e cristiani” riparati in India a partire dal 2014 a causa delle “persecuzioni” verificatesi nei Paesi islamici vicini.
Nonostante i chiarimenti del governo, sia i partiti di opposizione sia la comunità musulmana hanno iniziato a rivolgere “parole di fuoco” all’indirizzo della normativa propugnata dal premier Modi, bollata come una “minaccia all’unità della nazione”. Ad avviso dei detrattori del provvedimento, le nuove regole sulla naturalizzazione opererebbero “palesi discriminazioni su base religiosa” e starebbero già alimentando “feroci rivalità interetniche”.
Aspre critiche a carico dell’iniziativa delle autorità federali sono state espresse anche da alcuni partiti alleati del primo ministro nazionalista. Ad esempio, l’Asom Gana Parishad, formazione politica con base elettorale nello Stato dell’Assam, ha condannato le agevolazioni nei confronti dei migranti in fuga dalle persecuzioni perpetrate nei Paesi confinanti. Secondo gli esponenti di tale partito, le disposizioni favorevoli agli stranieri contenute nel provvedimento voluto da Modi rischiano di “attirare in India milioni di individui“. Il “miraggio della cittadinanza facile” provocherà infatti, a detta dei rappresentanti dell’Asom Gana Parishad, un “aumento inarrestabile dei flussi di rifugiati”, il quale determinerà “in breve tempo” il “collasso dell’economia indiana”.
Proprio le crescenti tensioni nella maggioranza di governo, alimentate dalla recente approvazione del Citizenship Amendment Bill da parte della Lok Sabha, stanno inducendo gli analisti politici del subcontinente a dubitare fortemente dell’entrata in vigore della controversa normativa.
Il disegno di legge dovrà infatti a breve essere votato in seconda lettura dal Rajya Sabha, la Camera alta del parlamento federale, e i sempre più forti dissapori tra il partito di Modi e le formazioni politiche a base regionale potrebbero causare, a detta degli esperti, una “clamorosa bocciatura” della riforma propugnata dall’esecutivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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