Iran e sauditi alla guerra sui luoghi santi dell'islam

Accuse reciproche sul pellegrinaggio riportano a galla divergenze profonde

Iran e sauditi alla guerra sui luoghi santi dell'islam

Sono accuse reciproche quelle che vengono da Teheran e Riyad, incentrate su una questione religiosa, ma sintomo di differenze anche (e soprattutto) a livello politico e di uno scontro in atto tra Iran e Arabia Saudita, non di certo da oggi, per l'egemonia nell'area mediorientale.

Uno scontro letto nella chiave riduttiva di un confronto tra blocco sunnita e sciita, ma che di fatto parla di alleanze più ampie e di una serie di guerre nella regione in cui sauditi e iraniani si trovano a fronteggiarsi indirettamente, dalla Siria allo Yemen. Tema a cui si aggiungono anche divergenze diplomatiche dovute all'esecuzione del religioso sciita Nimr al-Nimr.

L'ultima ragione dello scontro ha radici lontane, che rimandano almeno a settembre dello scorso anno, quando centinaia di persone persero la vita alla Mecca, nel crollo di una gru alla Grande moschea.

Una vicenda mai chiarita del tutto, con un bilancio che ondeggia tra alcune centinaia di vittime e più di 2 mila, a secondo della voce che si voglia ascoltare. E che spinse le autorità iraniane a parlare di una sospensione dei pellegrinaggi fino a nuove rassicurazioni sulle misure di sicurezza in un momento di già forti divergenze con i Paesi del Golfo.

Due giorni fa un messaggio dai toni molto chiari dell'ayatollah Khamenei, che in vista del Hajj, il pellegrinaggio rituale che tutti i musulmani sono tenuti a compiere almeno una volta nella vita, si è rivolto ai sauditi con toni infuocati.

"Il mondo islamico deve abituarsi ai governanti sauditi e capuire bene la loro natura blasfema, senza Dio, e materialistica", si legge nel comunicato della massima autorità religiosa iraniana, che chiede anche di "riconsiderare la gestione dei due luoghi santi", Mecca e Medina, in territorio saudita. "Sono una famiglia maledetta", ha aggiunto, riferendosi ai Saud.

Parole che non sono rimaste inascoltate. Le agenzie di stampa riferiscono di strade di Baghdad - l'Iraq è vicino alle posizioni iraniane - tappezzate di manifesti che ribadiscono le aprole di Khamenei.

Il Grand Mufti saudita Sheikh Abdulaziz al-Sheikh ha replicato di ritenere che i leader iraniani "non siano musulmani", ma "figli dei Magi (quindi zoroastriani, ndr), la cui ostilità nei confronti dei musulmani è antica".

Alla base di questo scambio di accuse c'è un accordo mancato: quello sulla sicurezza dei pellegrini iraniani. I funzionari sauditi sostengono di avere offerte soluzioni alle richieste da parte di Teheran, ma i colloqui sono collassati e il ministero saudita che si occupa dei pellegrinaggi ha dato la colpa all'Iran.

"Saranno responsabili di

fronte a Dio e ai suoi per il fatto che i cittadini quest'anno non potranno partecipare al Hajj", si legge nel comunicato di Riyad. E su un fatto hanno ragione: a perderci, nello scontro in atto, saranno i fedeli.

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