A sorpresa Barack Obama apre a Mosca. Lo fa riconoscendo il ruolo importante che la Russia ha avuto nella difficile e lunga trattativa tra il Gruppo dei 5+1 e l'Iran per l'accordo sul nucleare. "La Russia è stata d’aiuto - dice il presidente -. Devo essere onesto non ne ero sicuro considerate le differenze sull’Ucraina", ha detto in un'intervista al New York Times, aggiungendo di essere "rimasto sorpreso" dal presidente russo. "Putin e il governo russo hanno in questo caso distinto gli ambiti in un modo che mi ha sorpreso", ha riconosciuto Obama, "e non avremmo raggiunto questo accordo se non fosse stato per la volontà della Russia di rimanere con noi e con gli altri partner del 5+1 nell’insistere per un accordo solido". Obama si è detto anche incoraggiato dal fatto che Putin un paio di settimane fa lo abbia chiamato iniziando la conversazione dalla delicata situazione in Siria e del futuro del regime di Assad.
Sull'accordo con l'Iran Obama ha sottolineato quello che ritiene essere il punto chiave: "Noi non misuriamo questo accordo in base alla sua capacità di cambiare il regime in Iran, né su quella di risolvere ogni problema che possiamo avere in Iran, né di eliminare tutte le loro scellerate attività nel mondo. Noi misuriamo questo accordo sulla sua capacità di non permettere all’Iran di avere la bomba atomica". Ai suoi critici, a partire da Benjamin Netanyahu, il presidente americano risponde che "questo
è sempre stato quello che era in discussione" nei lunghissimi negoziati. Nel condurre i quali il presidente dice di essersi ispirato a due predecessori repubblicani, Richard Nixon con la sua storica apertura alla Cina nel 1972 e Ronald Reagan che firmò gli accordi nucleari con all’allora Urss. "Come sapete ho molte differenze con Reagan, ma la cosa che ammiro completamente di lui è la capacità di riconoscere che è possibile verificare un accordo negoziato con l’impero del male: "Non sono d’accordo con molte delle cose fatte da Richard Nixon, ma lui ha capito che vi era la prospettiva, la possibilità che la Cina potesse prendere un cammino diverso".
Guardando a questi esempi per Obama è stato così possibile negoziare con la "teocrazia autoritaria che guida l’Iran, che è anti-America, anti-Israele, anti-semita, sponsor del terrorismo. Abbiamo molte profende differenze con loro, ma per iniziare, abbiamo un obiettivo modesto, fare in modo che non abbia l’arma nucleare". Agli alleati scettici ma soprattutto al Congresso a guida repubblicana Obama ribadisce che "le critiche sono fuorvianti", invitando tutti a valutare "esattamente quello che abbiamo ottenuto" con l’accordo di Vienna. "Abbiamo tagliato ogni possibile cammino dell’Iran per sviluppare le armi nucleari", spiega ricordando che questo è stato ottenuto grazie al fatto che si è riusciti ad unire la comunità internazionale in un regime di sanzioni che ha "indebolito l’economia iraniana, portandoli alla fine al tavolo. Se non avessimo avuto questo tipo di consenso globale intorno alla nozione che l’Iran non può avere nessun tipo di potere nucleare".
Obama ha poi sottolineato l’importanza del fatto che questo accordo, dato "i passati comportamenti di Teheran, i nostri forti sospetti e le prove che hanno cercato di
costruire armi con il programma nucleare» definito di uso civile, "non sarà basato sulla fiducia, ma su un meccanismo di verifica". Insomma, se l'Iran dovesse sgarrare non la passerebbe liscia e scatterebbe subito la ritorsione.
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