Mentre Washington lavorava a un accordo sul programma nucleare iraniano, il Pentagono si cautelava dal punto di vista militare. Lo sostiene il Wall Street Journal, che fa sapere che a gennaio i militari hanno testato le più efficaci bombe "bunker buster" dell'arsenale, nel caso fosse stato necessario colpire gli impianti fortificati di Teheran.
"Non abbiamo tolto gli occhi dall'obiettivo", commenta un funzionario statunitense al quotidiano, sottolineando che "il Pentagono rimane concentrato sulla possibilità di un'opzione militare per l'Iran, se questa si rivelasse necessaria".
A gennaio, quando l'ultimo round di colloqui era già avviato, un bombardiere B2 partito dalla base di Whiteman, nel Missouri, ha sganciato ordigni adatti a penetrati un bunker ben fortificato su un sito negli Stati Uniti la cui ubicazione non è stata
svelata.Entro il 30 giugno, gli Stati Uniti e il 5+1 vogliono arrivare a un accordo complessivo, di cui al momento si hanno soltanto dei parametri chiave. Ma se la strada della diplomazia dovesse rivelarsi impraticabile, il Pentagono non vuole farsi trovare impreparato.
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