A prima vista non c'è niente, nelle nuove norme sui visti approvate dal Senato americano, che possa creare problemi o ragioni d'attrito. Ma ad una analisi più profonda, come quella di The Intercept, il sito investigativo di Glenn Greenwald, spunta almeno una questione che già fa discutere.
Infilato in quella sorta di decreto omnibus che è lo "spending bill" americano ci sono una serie di provvedimenti che riguardano anche i cittadini di Paesi che non hanno bisogno di un visto per entrare negli Stati Uniti. Da più di venticinque anni, ricorda il sito, chi è originario di 38 nazioni non ha bisogno di documenti particolari per entrare in America. Fino a oggi.
Con le nuove regole approvate dall'amministrazione america, avranno bisogno di un visto anche i cittadini di Paesi coperti dalle regole di cui sopra che abbiano cittadinanza iraniani, irachena, sudanese o siriana, o che abbiano visitato questi dal 2011.
Quella che sembra solo una norma per garantire una maggior sicurezza agli Stati Uniti, nascondendo un problema per chi ha origini iraniane o siriane, per citare due esempi lampanti, ma è nato e cresciuto altrove e magari in quei Paesi non ci è mai stato.
La ragione è semplice. L'Iran garantisce, come altri, la cittadinanza anche ai figli di genitori originari del Paese. E da oggi un cittadino britannico - esemplificaThe Intercept - potrebbe avere problemi per viaggiare negli Stati Uniti perché figlio di padre iraniano o siriano.
Un problema che non è passato inosservato.
Tanto che Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri di Teheran, ha sottolineato l'assurdità delle nuove norme in una recente intervista con Al Monitor. Il segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale Ali Shamkahni, ha rincarato la dose. A rischio potrebbe esserci anche l'accordo sul nucleare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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