All'indomani dei fatti di Monaco, dove ieri mattina all'alba uno squilibrato ha ucciso una persona e ne ha ferite altre tre con un coltello al grido di "Allah è grande", la Germania si risveglia in preda all'incubo del terrorismo.
Non tanto per la misteriosa vicenda dell'accoltellamento alla stazione ferroviaria bavarese, ma per un rapporto dell'Anticrimine federale in cui si rivela che le autorità di polizia tedesche hanno ricevuto 369 segnalazioni di persone fatte infiltrare da sigle ed organizzazioni terroristiche fra le fila dei migranti.
A rivelarlo è oggi la Neue Osnabruecker Zeitung, quotidiano regionale della Bassa Sassonia, secondo cui "non può essere escluso il rischio di nuovi attentati di cellule terroristiche islamiche". Su 369 segnalazioni sarebbero già staste avviate inchieste giudiziarie in quaranta casi.
Non è la prima volta che le autorità germaniche lanciano l'allarme per il possibile rischio di attentati a matrice islamista nel Paese. A dicembre il capo dei sindacati federali di polizia, Rainer Wendt, aveva dichiarato a Gli Occhi della Guerra che a causa della politica delle "porte aperte" ai migranti decisa in estate dalla cancelliera Angela Merkel non era stato possibile registrare tutte le persone entrate nei confini, con il risultato che trecentomila individui si aggiravano per la Germania senza essere stati identificati.
All'indomani degli attacchi terroristici di Parigi del novembre scorso ad Hannover era stato sventato un attacco allo stadio di calcio; a febbraio erano stati arrestati tre nordafricani a Berlino, accusati di preparare attentati nella capitale federale. Ora l'ultima allerta arriva dal fronte immigrazione, ma non riguarda solo la Germania.
Lisa Monacoo, Consigliere per lasicurezza nazionale e l'antiterrorismo della Casa Bianca, ha dichiarato oggi che l'Europa "si trova esposta a un flusso di foreign fighters di dimensioni mai viste prima". Parlando a Bruxelles, dove ha incontrato il premier belga Charles Michel, la Monaco ha insistito sulla necessità di cooperazione fra le intelligence europee e quella americana, combattendo sia la radicalizzazione interna che l'arrivo di nuovi jihadisti dal Medio Oriente.
"Il tempo che abbiamo per agire è poco -
ha spiegato John Mulligan, numero due dell'antiterrorismo Usa - perchè oramai in Europa abbiamo a che fare con cellule capaci di sferrare attacchi rapidamente, senza la necessità di lunghi periodi di pianificazione"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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