"Raúl è una persona diversa da Fidel: continuerà le riforme, e avvierà Cuba verso una trasformazione democratica". Lo dice a La Stampa Juanita Castro, sorella minore di Fidel che, durante la rivoluzione aveva aiutato i suoi fratelli ma poi era fuggita, prima in Messico e poi a Miami.
"Io e Fidel eravamo molto distanti per ragioni ideologiche e politiche, però era mio fratello, il mio sangue", dice Juanita che giudica i festeggiamenti che si sono svolti a Miami inaccettabili e non necessari. "Io non godo per le disgrazie o la morte di nessuno: non è un comportamento cristiano, o umano", spiega. Parlando del suo rapporto con Fidel durante la loro infanzia, dice che era il suo"miglior amico. Eravamo una famiglia felice e numerosa, cresciuta nell’amore di nostro padre. Non ci mancava nulla. Averla persa è il più grande rimpianto della mia vita". "Durante l’anno - ricorda - studiavamo in collegio e ci vedevamo solo la domenica. Quando però arrivavano le vacanze, estive e di Natale, andavamo nella nostra casa di Oriente ed era una festa. Fidel amava stare in spiaggia, ballare, giocare a calcio, e noi facevamo il tifo. Quando avevo otto anni mi insegnò a nuotare". Juanita spiega che inizialmente appoggiò la rivoluzione perché "Cuba viveva sotto una dittatura opprimente" e "Fidel prometteva democrazia e pane per tutti", ma poi ha instaurato un regime e disatteso tutte le promesse. "In parte lo ha fatto, ma il prezzo da pagare è stato troppo alto. Ho rotto con lui quando è diventato comunista e si è alleato con Mosca. Credo - spiega - lo abbia fatto solo perché pensava che l’Urss lo avrebbe aiutato a durare, e ha avuto ragione, perché così è rimasto al potere mezzo secolo. Però è stata una scelta sbagliata sul piano etico, e anche pratico. Ha compromesso il futuro di Cuba, obbligando due milioni di persone ad abbandonare il Paese".
Questo spiega i motivi per cui Juanita ha deciso di opporsi al regime comunista di Castro e di collaborare con la Cia per tre anni prima di scappare e, anche se crede che ora col fratello Raul le cose cambieranno, non intende tornare a Cuba. "Raúl è una persona diversa da Fidel. Non possiamo dire che a Cuba ci sia la libertà, sarebbe una menzogna. I mutamenti degli ultimi dieci anni, però, sono frutto della sua volontà", spiega sottolineando la necessità di "un governo che indichi un cammino comune, senza più odio, persecuzioni, tragedie, esodi" e che "tutto si può fare, dopo l’apertura compiuta dal presidente Obama". Juanita si augura che il fratello Rul consenta "al popolo di scegliere il prossimo governo" con libere elezioni e non crede che intenda lasciare il potere al fratello Alejandro. Sulla vittoria di Trump dice: "Obama è stato un grande statista, ha capito che l’embargo aiutava solo il regime a perpetuarsi. Io ero con Hillary, e sono dispiaciuta che abbia vinto questa persona ripugnante e detestabile.
Quando parla di Cuba non sa cosa dice: il ristabilimento delle relazioni indebolisce il regime, non lo rafforza, e apre una prospettiva di pace e democrazia. Spero solo che Trump lo capisca e non faccia il pazzo".
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