L'agguato condotto da sette uomini armati, ecco com'è morto l'ambasciatore in Congo

Il convoglio viaggiava sulla strada che collega Goma con le regioni interne nel Nord Kivu. Un commando di sette uomini armati ha bloccato il mezzo dove viaggiava l'ambasciatore con il carabiniere, coinvolto anche un terzo italiano che però sarebbe adesso in buone condizioni di salute

L'agguato condotto da sette uomini armati, ecco com'è morto l'ambasciatore in Congo

Il convoglio procedeva spedito da Goma, una delle località più importanti della regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, verso la città di Rutshuru. Poi, all'improvviso, lungo la strada sono apparsi dei blocchi, forse delle pietre. E lì è iniziato l'incubo fatale per l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci.

Fatale il conflitto a fuoco nella foresta, anche un terzo italiano coinvolto

È questa la prima ricostruzione dell'agguato che ha portato alla morte dei due italiani. Il convoglio era della Pam, ossia del Programma Mondiale Alimentare. Non era invece, come descritto in un primo momento, della missione Monusco, l'operazione Onu stanziata nel Congo dal 2010. Il convoglio stava trasportando generi alimentari da Goma verso altre località percorrendo la strada N2, l'arteria che dal lago Kivu, su cui sorge il capoluogo, si addentra verso l'interno della regione del Nord Kivu.

Una lingua di asfalto alle cui estremità sorgono vaste foreste che costituiscono il rifugio perfetto per i miliziani impegnati nella guerra per il controllo del Nord Kivu. All'altezza di un villaggio situato alle pendici del monte Nyiragongo, è scattato l'agguato.

Il convoglio è stato fermato dalle pietre poste lungo la N2. Nel giro di pochi minuti, dai lati della carreggiata sono spuntati almeno sette miliziani armati che hanno assaltato i mezzi della missione Onu in cui viaggiava l'ambasciatore Luca Attanasio.

A fornire questa ricostruzione sono state alcune fonti contattate da InfoAfrica. Gli assalitori avrebbero in primo luogo fatto scendere gli occupanti del mezzo. In totale il convoglio viaggiava con sette persone, più l'autista. Tra i passeggeri gli italiani erano almeno tre: le due vittime più un altro connazionale che sarebbe riuscito a fuggire dalla morsa dei rapitori. Dopo aver fatto uscire fuori tutte le persone a bordo, i criminali hanno sparato in direzione dell'autista, il congolese Mustapha Milambo, prima vittima di questo drammatico lunedì. I rumori dei colpi di arma da fuoco hanno attirato l'attenzione sia degli abitanti di un villaggio vicino che dei Rangers del parco del Virunga.

I miliziani a quel punto hanno portato i sette rapiti all'interno della foresta. I Rangers, individuati i membri del gruppo criminale, hanno aperto il fuoco. I due italiani sarebbero morti proprio durante questa fase: il breve ma intenso conflitto tra miliziani e forze di sicurezza avrebbe coinvolto fatalmente l'ambiasciatore Attanasio e il carabiniere. Una circostanza confermata anche da una ricostruzione del ministero dell'Interno di Kinshasa.

Il terzo italiano coinvolto sarebbe in buone condizioni di salute, anche se i media congolesi non hanno specificato in che modo sia riuscito a liberarsi dai miliziani. Questi ultimi potrebbero essere ancora in fuga dopo essere scappati durante il conflitto a fuoco. Mistero sulla sorte degli altri tre occupanti del convoglio, forse tre congolesi di cui non si hanno al momento notizie.

Le ipotesi sulla natura dell'agguato

Secondo le fonti contattate da InfoAfrica, le modalità dell'agguato portano a due piste investigative: un tentativo di furto di generi alimentari attuato da una banda di criminali oppure un agguato portato avanti da uno dei gruppi di miliziani attivi nella regione. Seguendo quest'ultima pista, potrebbe prendere piede l'ipotesi di un tentativo di rapimento dell'ambasciatore finito nel sangue.

Nessuno ha rivendicato al momento l'azione. Fonti dell'intelligence hanno riferito già nel primo pomeriggio all'AdnKronos che ci sarebbe almeno un sopravvissuto nell'agguato. Potrebbe trattarsi proprio del terzo italiano, un dipendente di un organismo internazionale stanziato in Congo. Sarebbe stato il cittadino italiano a dichiaratre di aver sentito parlare in swahili e in kinyarwanda i membri del gruppo che ha portato a termine l'aggressione contro il convoglio.

Dettagli che, sempre secondo i servizi segreti, farebbero propendere le autorità locali ad attribuire la responsabilità dell'attacco alle Forze Democratiche Ruandesi (Fdlr). Si tratta di uno dei gruppi attivo nella guerriglia che da anni sconvolge il Nord Kivu, formato soprattutto da miliziani di etnia hutu. Gli assalitori sarebbero attualmente ricercati, essendo riusciti a fuggire dopo il conflitto a fuoco.

Nello stesso punto nel 2018 due turisti inglesi, rilasciato però pochi giorni dopo, sono stati rapirti da miliziani Fdlr. Sempre nel parco del Virunga, un commando di 60 membri delle Forze Ruandesi ha attaccato una pattuglia di rangers nell'aprile 2020, uccidendo 20 persone.

Il convoglio Pam non era scortato da mezzi della missione Monusco. Questo perché la zona veniva considerata sicura: “Ad ogni modo – ha fatto notare all'AdnKronos il generale Marco Bertolini – l'ambasciatore non si muoveva da solo ma aveva con sé un carabiniere, purtroppo sono morti entrambi”.

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