Qualcosa è andato storto. Questo è certo. Ma cosa? Cosa ha incartato la trattativa tra l'Italia e l'India per riportare a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, da quasi tre anni trattenuti ingiustamente a Nuova Delhi per l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Secondo voci vicine all'intelligence sentite da Dagospia, tutta la colpa sarebbe da attribuire al premier Matteo Renzi. Che si sarebbe fatto "infinocchiare" dal presidente indiano Narendra Modi.
Tutto risale allo scorso 15 novembre, quando Renzi ha incontrato Modi. In quell'occasione i due si sarebbero appartati per discutere appunto sulla questione giudiziari dei due ufficiali di Marina. Al termine del faccia a faccia, parlando con i giornalisti, il premier rimarcò (per l'ennesima volta) l'importanza di evitare qualsiasi polemica sui marò in modo da non mettere a repentaglio i rapporti con il governo indiano. Quello che in quell'occasione Renzi non ha detto è che il presidente indiano lo aveva incoraggiato a percorrere la strada delle trattative informali che vengono solitamente affidate ai servizi segreti.
Secondo le indiscrezioni riportate da Dagospia, le operazioni sarebbero state monitorate costantemente dal sottosegretario Marco Minniti e dal capo dell’Aise Alberto Manenti. E qui quello che il sito di Roberto D'Agostino ha definito l'"erroraccio".
Dal momento che la giustizia indiana è indipendente dal governo, Renzi è rimasto imbragliato e i due marò fregati. Insomma, il premier sarebbe caduto nella trappola orchestrata dal Modi perdendo così tempo anziché sollevare l'arbitrato internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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