È un altro attacco contro una moschea sciita quello messo a segno e rivendicato oggi dai militanti del sedicente Stato islamico, che nelle ultime settimane hanno preso di mira anche luoghi di culto nello Yemen e in Arabia Saudita, provocando una lunga scia di sangue che ha fatto molte vittime, a partire dagli attentati alle moschee di Sana'a a marzo.
Il bilancio dell'attentato alla moschea Imam al-Sadiq a Kuwait City, nel Kuwait, è di almeno venticinque morti e 202 feriti, secondo il ministero. L'attacco, come nei casi precedenti, è avvenuto mentre i fedeli si trovavano riuniti per la preghiera del venerdì. Un uomo si è fatto esplodere e a rivendicare l'attacco è stata una "provincia" dell'Isis già attiva nelle scorse settimane in Arabia Saudita.
Non va trascurato il fatto che il mondo islamico è nel pieno del Ramadan e che circa un anno fa i jihadisti del sedicente Stato islamico avevano annunciato la nascita di un "Califfato". Pochi giorni fa il portavoce del gruppo, Abu Mohammad al-Adnani, aveva invitato lupi solitari e sostenitori ad attaccare proprio durante questo mese, centrale nel calendario lunare islamico.
I miliziani dell'Isis puntano, ormai la strategia è chiara, ad accendere contrasti tra la popolazione musulmana sunnita e quella sciita. I fedeli dei questa branca dell'islam sono ritenuti dai jihadisti dei miscredenti. Nello Stato del Golfo gli sciiti rappresentano il 30% della popolazione, circa 1,3 milioni di abitanti.
Importante il
gesto dell'emiro del Kuwait, Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, che appena dopo l'attentato ha raggiunto la moschea sciita presa di mira, non lontana dal ministero dell'Interno. Nel pomeriggio una riunione d'emergenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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