Sono sconvolgenti le immagini che mostrano un ospedale improvvisato in uno dei rifugi dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Le ha condivise, sui propri canali social, il consiglio comunale della città. Foto molto crude, come possono essere crude le immagini di una sala operatoria, con le mostruose ferite della guerra e le pessime condizioni dovute alle estreme difficoltà in cui sono costretti a lavorare i medici, a peggiorare le cose. I feriti, colpiti dalle schegge e dai proiettili, sono sottoposti a interventi in locali dove "sterile" è solo una parola astratta, con pochissima luce, lettini sporchi di sangue e condizioni igieniche disumane. Un'altra faccia, brutale, della guerra scatenata dalla Russia contro il "popolo fratello" dell'Ucraina. Medici e infermieri fanno quello che possono ma sono alle stremo: non hanno quasi più medicinali e lavorano alla meno peggio, come se fossimo tornati indietro di due o tre secoli, se non di più. Salvare più vite possibile è l'unica cosa che conta. Ma spesso diventa utopia.
"Ecco come appare l’ospedale di Azovstal - si legge sul sito del Comune -. Foto terribili. Ma il mondo ha bisogno di sapere cosa sta succedendo. Sono 24 ore su 24 sotto il fuoco dell’esercito russo. Continuamente. E non solo i militari. La maggior parte sono civili. Ci sono almeno 2.000 civili nello stabilimento metallurgico. Donne, bambini e anziani. Molti feriti. In condizioni antigieniche e condizioni terribili. Senza farmaci. La situazione è catastrofica, mancano acqua potabile e cibo. Queste persone devono essere salvate immediatamente".
La diplomazia va avanti. Ieri Putin ha incontrato Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Sembrava esserci uno spiraglio, quantomeno per i soccorsi e i corridoi umanitari. Ma non è risultato così facile e scontato.
"Oggi non ci sarà un corridoio umanitario per evacuare i civili da Mariupol", ha detto il consigliere del sindaco, Petro Andryushchenko, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Guardian. Andryushchenko ha poi aggiunto che i russi stanno di nuovo attaccando l’acciaieria. La guerra va avanti, non si ferma. Neanche di fronte al disastro umanitario e ai corpi straziati dei feriti.
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