In Australia è ancora emergenza incendi. Ma i morti e la terra bruciata non sono le uniche conseguenze dei roghi. L'aria diventa sempre più irrespirabile e le specie animali sono minacciate dalle fiamme.
A Melbourne aria peggiore del mondo
A Melbourne e in altre zone dello Stato di Victoria si respira l'aria peggiore del mondo, a causa del fumo, proveniente dagli incendi, che stanno ancora divorando parti a nord e a est dello stato. Dalle zone boschive, il fumo si riversa in città, invadendo l'aria. Il fumo ha costretto anche al rinvio della prima giornata delle qualificazioni per l'Australian Open e alla sospensione degli allenamenti, a una settimana dall'inizio del primo grande torneo Grande Slam dell'anno. Non solo: anche l'esibizione di Maria Sharapova è stata sospesa, a causa della pessima qualità dell'aria. Il fumo ha provocato l'avvio di numerosi allarmi e alla popolazione di Melbourne è stato consigliato di rimanere chiusa in casa, per evitare rischi per la salute. Ma, secondo il bollettino meteo, la situazione dovrebbe migliorare con l'arrivo dei venti da sudovest, che sposteranno la nube di fumo.
Secondo la rivista del Mit di Boston, i roghi che stanno mettendo in ginocchio l'Australia avrebbero già prodotto 400 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari a quanta ne emettono in un anno le 116 nazioni tra le meno inquinate del mondo. Inoltre, la stessa quantità sarebbe stata prodotta dal Regno Unito in un anno e da tutti gli aerei che hanno volato nei cieli del mondo nel 2018. Un dato allarmante, che però non corrisponde al record negativo australiano: nel 2011 e nel 2012, infatti, da settembre a gennaio erano stati emessi nell'aria circa 600 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
L'Australia come "una fornace"
Il continente australiano visto dallo spazio sembra "una fornace". È quanto immortalano le immagini fornite dai satelliti Esa, che mostrano "le dimensioni di ciò che gli australiani devono affrontare". L'Agenzia spaziale europea ha diffuso le fotografie scattate dai satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus, mostrando la dimensione degli incendi e la devastazione che stanno provocando in Australia. Lo stato più colpito è il Nuovo Galles del Sud, dove sono già stati bruciati più di 10,3 milioni di ettari di terreno. "Le misurazioni sono state prese dal satellite Copernicus Sentinel-3A solo di notte- spiega Esa-e poiché la risoluzione spaziale è limitata a 1 km, la 'foto', per quanto sconvolgente, in realtà sottovaluta il numero di incendi". L'Agenzia conferma anche le conseguenze degli incendi, che oltre ad aver "decimato la terra", hanno peggiorato la qualità dell'aria, in cui sono state trovate "tracce di gas".
Nel sudest dell'Australia, due roghi si sono fusi formando un enorme fronte di fuoco, da 640mila ettari. Dall'inizio dell'emergenza incendi, a settembre, le vittime sono state 26, le case distrutte oltre 2mila e l'area devastata sarebbe pari all'intera Corea del Sud.
Minacciate fino a cento specie
Ci vorranno mesi prima di avere i numeri definitivi, ma secondo le prime stime, i roghi in Australia avrebbero bruciato tra le 20 e le 100 specie, tra animali e piante. "È difficile fare una stima scientificamente accurata di quanto sta accadendo", ha spiegato all'AdnKronos Piero Genovesi, membro dello comitato direttivo dello Iucn, l'International Union for Conservation of Nature Species Survival Commission, di cui presiede il gruppo specialistico sulle specie invasive. L'impatto, però, sarebbe enorme e, avvisa, "serviranno decenni di impegno per recuperare almeno in parte quanto si sta perdendo in pochi mesi". Tra le specie più colpite dagli incedi ci sarebbero i koala: le fiamme ne avrebbero "sterminato 8000 esemplari, ovvero un terzo della popolazione australiana". Ma i koala non sono gli unici animali ad essere stati colpiti: ci sarebbero, ad esempio, anche "il potoroo dai piedi lunghi, Potorus longipes, un marsupiale con un areale estremamente ridotto completamente distrutto dagli incendi. O il l topo australiano del fiume Hastings, un roditore endemico strettamente legato al sottobosco oramai scomparso: si calcola sia stato colpito il 40% della popolazione sino ad oggi, che significa un elevato rischio di estinzione".
Il premier: "Errori di gestione"
Il premier australiano, Scott Morrison, ha ammesso che sono stati commessi degli errori di intervento per contrastare gli incendi. Fin da subito, Morrison era stato al centro di forti critiche, accusato di aver sottovalutato il fenomeno e di non essere intervenuto in tempo. "Ci sono cose che potevano essere gestite molto meglio sul campo", ammette ora il premier, durante un'intervista alla Abc.
L'ammissione di Morrison arriva dopo la manifestazione di venerdì, quando migliaia di persone si sono riunite in diverse città australiane, per chiedere le sue dimissioni. Inoltre, i cittadini chiedono che vengano messi a punto interventi più efficaci per contrastare i cambiamenti climatici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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