C'era un tempo in cui abbazie, conventi e parrocchie erano un porto franco per fuggiaschi, delinquenti e clandestini. Un luogo sicuro dove trovare rifugio contro editti persecutorii o contro la mano inesorabile della legge.
Anche se oggi, nel XXI secolo, la Chiesa non gode più di questo privilegio, in Germania alcuni preti hanno iniziato a nascondere nelle parrocchie i richiedenti asilo che dovrebbero essere espulsi dal Paese in base agli accordi europei sui ricollocamenti. Quei migranti, in pratica, che non avrebbero diritto a rimanere nei confini tedeschi e dovrebbero essere appunto ricollocati in un altro Stato membro dell'Unione Europea.
In Baviera, Land di fortissima identità cattolica, almeno quattrocento immigrati sarebbero ospitati clandestinamente da diverse strutture ecclesiastiche. La pratica, sia pur formalmente illegale, è largamente tollerata: nel 2015 il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière aveva accostato la pratica dell'asilo religioso alle zone franche del Paese dove regna la legge islamica della Sharia, ritirando poi le proprie parole dopo le polemiche che ne erano scaturite.
Ora che i preti ribadiscono come le autorità siano libere in ogni momento di entrare in qualsiasi chiesa e in qualsiasi parrocchia, il portavoce del ministro dell'Interno bavarese, Stephan Frey, ha dichiarato che "tutte le istituzioni devono rispettare la legge tedesca, ma noi teniamo in conto il caso speciale dell'asilo religioso".
Non sono pochi, infatti, i casi di religiosi che hanno ospitato migranti registrati nei "Paesi di primo arrivo" come Ungheria o Bulgaria, dove temono che non
sarebbero rispettati i loro diritti umani. Per questo più di un prete tedesco ha accettato di dare loro aiuto e protezione, trattenendoli in Germania anche contro la legge. Quella dello Stato, s'intende.
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