La crisi immigrazione è diventata ingestibile. E l'Unione europea (ri)prova a darsi le regole per evitare il peggio. I ministri dell’Interno dei Ventotto si sono riuniti (per l'ennesima volta) a Bruxelles per mettere la parola fine al braccio di ferro, am si schiantano contro il muro dei Paesi dell'Est Europa. Il piano per ricollocare 120mila rifugiati arrivati in Europa nelle ultime settimane viene infatti approvato a maggioranza qualificata senza trovare l'unanimità.
Domani l'emergenza approderà sul tavolo dei leader dell’Ue. Non sarà facile trovare un accordo perché la maggior parte dei Paesi dell'Est Europa, che quotidianamente hanno a che fare con questa incessante invasione, stanno facendo resistenza ai diktat dei burocrati di Bruxelles. Oggi è stato approvato il piano che ricolloca tutti e 120mila immigrati da Italia e Grecia, con la possibilità di cambiamenti in corsa se dovesse presentarsi la necessità per altri Paesi. In una prima fase verranno redistribuiti 15.600 profughi dall’Italia e 50.400 dalla Grecia, come inizialmente previsto dalla proposta: i 54mila che avrebbero dovuto partire dall’Ungheria, che invece si è opposta al meccanismo rinunciando anche alla propria "quota", saranno redistribuiti in una seconda fase fra le stesse Italia e Grecia. In cambio di questo minimo alleggerimento, Italia e Grecia devranno rafforzare le strutture di identificazione e registrazione in collaborazione con le agenzie europee competenti.
Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Ungheria hanno votato contro il piano, mentre la Finlandia si è astenuta. La presidenza lussemburghese avrebbe preferito ottenere un consenso e aveva per questo già eliminato dal testo della proposta l’obbligatorietà della ripartizione, ma poichè i quattro paesi "ostili" non hanno cambiato idea si è deciso di procedere con il voto, visto che per questi temi è previsto che le decisioni possano essere prese a maggioranza qualificata. Il testo approvato prevede che ai Paesi che, per motivi eccezionali, chiedono di non accogliere una parte dei profughi assegnati, sia concessa una proroga di non più di un anno per non più del 30% dei richiedenti asilo che gli spetterebbero.
Mentre Bruxelles forza la mano sui ricollocamenti, in tutto il Vecchio Continente sale la tensione. Nel tentativo di frenare l’ondata di immigrati, che l'Ocse calcola potranno superare il milione entro la fine del 2015, il governo di Budapest continua fare ricorso alla costruzione di nuove barriere. Un decreto firmato dal premier Viktor Orban chiede ai ministri dell’Interno e della Difesa di preparare nuove barriere, anche se non specifica dove. Secondo la stampa, potrebbe essere costruita nella provincia di Zala, alla frontiera con la Croazia, da dove entrano dalla settimana scorsa migliaia di rifugiati ogni giorno. Anche oggi si sono consumati scontri fra immigrati e forzze dell'ordine. L'ultimo focolaio si è registrato nel villaggio di Opatovac, nell'est della Croazia, dopo che ad alcuni richiedenti asilo è stato impedito di accedere al centro di accoglienza per la registrazione. La Deutsche Bahn, la compagnia ferroviaria tedesca, ha prorogato fino al 4 ottobre la sospensione dei treni sulla linea Monaco di Baviera-Salisburgo-Vienna-Budapest.
Il termine del 4 ottobre è indicato soltanto come "iniziale" lasciando così intendere che il servizio potrebbe anche essere sospeso più a lungo. La linea era stata chiusa già mercoledì scorso, proprio per cercare di arginare l’ondata di nuovi arrivi dall’Ungheria via Austria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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