Moldavia, piazze in mano all'opposizione filo-russa

A Chisinau si manifesta per chiedere le dimissioni del presidente Timofti e elezioni anticipate. E la piazza si divide fra filo-russi e pro-Ue

Moldavia, piazze in mano all'opposizione filo-russa

Dopo settimane di tensioni nella capitale moldava Chisinau, le proteste anti-governative contro il presidente Nicolae Timofti e il primo ministro Valeriu Strelet non accennano a placarsi. E, anzi, si allargano anche all’opposizione filo-russa. Il presidente e il governo della Moldavia sono infatti da mesi nell’occhio del ciclone per la sparizione di circa un miliardo e mezzo di dollari dalle casse delle tre principali banche del Paese. Accuse che, la scorsa settimana, hanno costretto il governatore della banca centrale, Dorin Dragutanu, a dimettersi. Il passo indietro del presidente della banca centrale moldava ha inoltre contribuito, assieme alla generale situazione di instabilità, a far saltare la firma del prestito che il Fondo Monetario Internazionale aveva in programma di accordare al Paese, a corto di liquidità. La delegazione del Fmi guidata da Ivanna Vladkova-Hollar, è giunta comunque in Moldavia nei giorni scorsi, ma, a questo punto, solo per avviare con il premier Strelet delle consultazioni utili a costituire “la base di un programma futuro” di aiuti.

Domenica scorsa, a pochi giorni dalla visita a Chisinau della delegazione del Fmi, più di 20.000 persone hanno preso parte ad una nuova protesta di massa organizzata dai due partiti filorussi, il Partito Socialista di Igor Dodon e il Partitu Nostru di Renato Usatii, per chiedere le dimissioni del presidente, definito dagli organizzatori un “burattino degli oligarchi”. I manifestanti della sinistra filorussa sono ancora accampati con decine di tende in due punti della capitale: nella piazza antistante il parlamento, e di fronte al ministero dell’Agricoltura, promettendo nuove azioni di protesta ad oltranza. Gli organizzatori della manifestazione, infatti, hanno dato tempo una settimana a Timofti per consegnare le proprie dimissioni, altrimenti, ha assicurato il leader di Partitu Nostru, Renato Usatii all'agenzia russa Tass, “la protesta potrebbe andare fuori controllo”. L’opposizione filo-russa, oltre alle dimissioni del presidente e di altre figure chiave legate al mondo dell’informazione e della giustizia, chiede che si tengano elezioni anticipate entro la primavera del 2016.

Elezioni in cui, peraltro, i due partiti filo-russi sono dati per favoriti. Secondo gli ultimi sondaggi diffusi nel Paese infatti, il Partitu Nostru (dato al 22,8%) e il Partito Socialista (dato al 20,8%) collezionerebbero insieme oltre il 40% dei consensi, che consentirebbero loro di ottenere la maggioranza assoluta in parlamento. L’altra anima della protesta, invece, quella filo-Ue della piattaforma “DA”, Dignità e Giustizia, secondo lo stesso sondaggio, oggi otterrebbe solo il 4% dei consensi. Nonostante questo il leader della protesta filo-Ue, Vasile Nastase, ha rilanciato annunciando per il prossimo lunedì 4 ottobre una nuova grande manifestazione di piazza del proprio movimento, anticipando che si tratterà di "una giornata decisiva" per il Paese.

La protesta contro il governo e la corruzione a Chisinau è quindi spaccata in due: da un lato la piattaforma filo-europea, dall’altro i partiti che storicamente guardano all’alleanza con Mosca, che negli ultimi giorni hanno mobilitato migliaia di persone. L’opposizione filo-russa, seppure abbia minacciato di forzare la mano qualora il presidente si rifiutasse di fare un passo indietro entro la prossima settimana, ha comunque rassicurato i partner occidentali della Moldavia.

I leader Dodon e Usatii hanno infatti dichiarato che, nell’eventualità che venga assegnato un futuro mandato di governo ai loro partiti, non hanno intenzione di opporsi all’Accordo di associazione con l’Ue, a patto di rivederne alcune disposizioni.

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