"Molestata sul volo United Airlines". La compagnia incolpa i pantaloncini

Una questione che si trascina da due anni. La famiglia non molla, ma la polizia ha scelto di non indagare oltre

"Molestata sul volo United Airlines". La compagnia incolpa i pantaloncini

Chelsea Schiffel aveva 15 anni quando ha denunciato di essere stato molestata da un uomo più anziano su un volo della United Airlines, che stava portando da Los Angeles a Sidney lei e la madre. Un'accusa caduta nel vuoto, perché su quanto accaduto in quel giorno del 2014 si è scatenata una vera e propria battaglia legale.

Chelsea sostiene di essere stata toccata per ben due volte in modo inappropriato, quando la madre si era alzata per parlare con un membro della famiglia seduto verso il fondo dell'aereo. La stampa australiana sostiene che la donna si sia lamentata diverse volte di quanto accaduto con lo staff a bordo, senza ottenere che la figlia potesse spostarsi.

Accuse che la compagnia nega. In una lettera inviata alla famiglia spiega che "più volte" alle due donne era stato permesso "di spostarsi in altri posti" e che diverse la ragazza "si era mossa dal suo sedile, passando sopra ad altri clienti che cercavano di dormire".

La vicenda, fino a qui, ha i contorni di una normale battaglia giudiziaria. Peccato che, nella stessa lettera, vista da NewsCorp, la United Airlines dicesse alla signora che "sua figlia indossava pantaloncini estremamente corti", un'affermazione che ha indignato Chelsea e la madre. "Mi sono sentita come se dicessero che me la stavo cercando", ha detto la ragazza.

In favore della compagnia aerea, tuttavia, c'è il fatto che la polizia

australiana abbia deciso di non indagare oltre sui fatti, probabilmente per mancanza di prove. La United Airlines ha comunque offerto alla famiglia Schiffel "un risarcimento nello speranza che scelgano ancora di volare" con loro.

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