Il Myanmar ha bloccato le forniture di cibo, acqua e medicine provenieniti da organizzazioni delle Nazioni Unite ai migliaia di civili Rohingya. Le distribuzioni sono state fermate nel Rakhine, Stato nord occidentale del Myanmar, dove dallo scorso 25 agosto oltre 100 persone sono morte negli scontri tra ribelli Rohingya e le forze governative. Il quotidiano The Guardian ha riportato che 16 grandi organizzazioni non governative, tra cui Save the Childern e Oxfam, hanno inoltre denunciato le limitazioni di permanenza nell'area.
Il coordinatore delle Nazioni Unite in Myanmar ha riferito al The Guardian che gli aiuti sono stati sospesi "perché la situazione della sicurezza e le restrizioni di visita sul campo imposte dal governo hanno reso impossibile la distribuzione dei rifornimenti". Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha dichiarato che ha dovuto sospendere le distribuzioni di aiuti ai Rohingya anche in altre parti dello Stato, lasciando 250 mila persone senza accesso regolare al cibo. "L'Onu - ha aggiunto il coordinatore - è in stretto contatto con le autorità per assicurare che le operazioni umanitarie possano riprendere il più presto possibile".
I Rohingya sono una minoranza musulmana tra le più perseguitate al mondo. Vivono soprattutto nel Rakhine in una condizione di discriminazione che è peggiorata in seguito alla escalation di violenza che nel 2012 causò 160 morti e lasciò 120 mila persone confinate in 67 campi profughi. Il governo del Myanmar è stato condannato a livello internazionale per il trattamento della minoranza che non può prendere la cittadinanza, possedere terreni, accedere ai servizi di base della società.
Secondo le più recenti stime dell'Onu, circa 87 mila membri della comunità Rohingya sono giunti in Bangladesh negli ultimi dieci giorni, mentre migliaia di persone continuano ad arrivare alla frontiera.
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