Nei mesi scorsi c'è stata molta tensione, soprattutto in Europa, per le parole pronunciate da Donald Trump sul futuro della Nato. Ma in buona sostanza cosa aveva detto The Donald? Che i Paesi membri della Nato devo mettere mano al portafoglio e smettere di gravare sulle spalle degli Usa. Un discorso, quindi, più economico che militare. Ora il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dà ragione a Trump.
Il politico norvegese ha ricordato che nelle due telefonate avute con il capo della Casa Bianca questo "è stato il tema principale" e che Trump ha ribadito "l'importanza di condividere in maniera più giusta i carichi". "Sono molto d'accordo con lui, per questo celebro il fatto che stiamo facendo progressi e discuteremo" con i ministri di "cosa possiamo fare di più".
Stoltenberg ha poi voluto ribadire i legami tra Usa ed Europa, un vincolo che "in buoni e cattivi tempi è stato infrangibile". "Ci manteniamo uniti, ci difendiamo reciprocamente e questo è un bene per l'Europa e il Nord America". Per il segretario generale "bisogna capire che quando le tensioni calano come dopo la Guerra fredda negli anni Novanta, la spesa diminuisce. Ma dobbiamo aumentarla quando le testioni sono alte, come ora".
Chi paga di più e chi meno
L'incremento delle spese per la difesa degli alleati europei e del Canada nel 2016 è "maggiore di quanto sperato": ossia del 3,8%, fino a 10 miliardi di dollari. Questi dati, ha aggiunto Stoltenberg, "segnano una differenza, ma è fondamentale mantenere l'impulso". Il segretario della Nato ha poi assicurato che quello delle spese per la difesa sarà "un tema importante nella riunione ministeriale e nel vertice" dell'Alleanza che, secondo il governo belga, si terrà il prossimo 25 maggio. A luglio la Nato prevedeva che le spese per la difesa degli alleati nel 2016 aumentassero del 3% a circa 8 miliardi di dollari.
"Il quadro è ancora misto - prosegue Stoltenberg - alcuni alleati sono ancora veramente in difficoltà". Il segretario generale della Nato risponde così sui vincoli di bilancio dell'Italia, che rimane ben al di sotto all'obiettivo di destinare il 2% del Pil alla difesa.
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