C'è il fallimento di una società questa, al centro di nuovi problemi giudiziari per Dominique Strauss-Kahn. L'ex direttore del Fondo monetario internazionale è tornato a far parlare di sé per il crack della Lsk, con sede a Lussemburgo, di cui era presidente.
La procura di Parigi al momento ha aperto un'inchiesta preliminare sui fatti, per venire a capo del cento milioni di buco lasciati dal fallimento della società, dopo che una denuncia è arrivata da Jean François Ott, uomo d'affari francesi che nel crack ha perso 500 mila euro in investimenti.
La Lsk non era una creazione di Strauss-Kahn, ma di Thierry Leyne, uomo d'affari morto suicida lo scorso anno. Nel solo Lussemburgo gestive più di 500 clienti, grazie a una rete di filiali e sono 156 i creditori internazionaliu che a oggi hanno chiesto spiegazioni su 100 milioni di euro di fondi svaniti.
L'avvocato che cura la difesa dell'ex numero uno del Fmi ha fatto sapere che il ruolo di Strauss-Kahn andrebbe ridimensionato, spiegando che non aveva un ruolo operativo in Lsk e aggiungendo che andrebbe considerato una vittima, perché la firma di Dsk sarebbe stata falsificata.
Strauss-Kahn avrebbe preso il controllo del gruppo Lsk a fine estate del 2013, quando le perdite già ammontavano a 13
milioni di euro. Da maggio dell'anno successivo avrebbe iniziato a partecipare anche alle riunioni del cda e a organizzare riunioni focalizzate sulla creazione di un fondo investimento e raccogliere 2 miliardi di dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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