Un tempo si diceva che le ideologie totalitarie potevano essere combattute viaggiando. Come se l'esperienza personale rappresentasse un vaccino naturale. L'Onu, pochi giorni fa, ha deciso di alzare il tiro sul fenomeno politico più dirompente di questa fase storica, quello spesso accostato, a torto o a ragione, alle tragedie novecentesche: il sovranismo populista. L'istituzione sovranazionale per eccellenza, che non ha certo trovato i favori di Donald Trump e degli altri leader sovranisti occidentali, ha sostenuto, tramite l'Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, che una delle modalità utili a combattere l'avanzata elettorale dei populisti è quella d'incrementare le frequentazioni sociali tra i cittadini deputati a recarsi alle urne e coloro che migrano all'interno dei nostri territori.
Ci sarebbe, insomma, una correlazione tra il tasso di multiculturalismo presente in una determinata zona del mondo e la possibilità di porre un freno politico al populismo sovranista. A raccontare questa storia è stato pure il quotidiano La Verità. L'occasione buona per rilanciare quella che ha tutte le sembianze di una vera e propria campagna tematica è arrivata con la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale. A sollevare il dibattito, anzitutto, è l'equiparazione che alcuni membri delle Nazioni Unite hanno operato: il populismo sovranista porta in dote episodi di discriminazione razziale. La strage suprematista avvenuta in Nuova Zelanda è l'esempio presentato da chi si dice certo di questa equazione. L'antimigrazionismo sarebbe una sorta di strumento ancillare del razzismo. Non si spiega altrimenti il punto di vista di alcuni relatori che hanno detto la loro durante la giornata tematica: Tenaday Achiume e Michal Balcerzak si sono entrambi distinti per argomentazioni di questo tenore.
La dialettica è naturale: uno degli obiettivi della propaganda sovranista è proprio quello di scardinare le istituzioni come l'Onu. Sono le realtà come queste - sostengono i populisti - ad aver spogliato i popoli della loro sovranità territoriale e politica. E dall'altra parte hanno iniziato a ragionare sugli antidoti.
Ecco allora che per Bachelet, sempre secondo quanto evidenziato dal quotidiano diretto da Belpietro, si può pensare di porre un argine, perché nel momento in cui i cittadini "hanno numerosi contatti con i migranti, il voto populista tende a essere molto più debole...". Se i totalitarismi si curavano viaggiando, insomma, i populismi si attenuano estendendo ai migranti la rete di relazioni sociali. Di questo, almeno, si dicono certi dalle parti di New York.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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