In Pakistan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, è stato introdotto l’obbligo, per le alunne delle scuole pubbliche, di indossare il “burqa integrale”, suscitando un acceso dibattito nell’opinione pubblica e determinando, alla fine, la revoca della prescrizione incriminata.
Nell'entità federata, una delle quattro unità amministrative della nazione asiatica e situata lungo il confine con l’Afghanistan, è stata appunto varata una normativa che impone alle studentesse degli istituti statali, da quelli di educazione primaria a quelli di istruzione secondaria superiore, di accedere a questi ultimi con il corpo occultato da un vestito che copra da capo a piedi chi lo indossa.
La regolamentazione di stampo conservatore è stata disposta e dettagliata dalle autorità municipali di Peshawar e Haripur, due grandi centri urbani del territorio in questione. Le giunte di tali metropoli hanno appunto adottato ciascuna delle circolari in materia di vestiario negli ambienti scolastici e le hanno quindi affisse in tutti gli spazi pubblici cittadini.
L’imposizione del burqa completo alle alunne degli istituti pubblici dell’unità amministrativa è stata subito giustificata dall’esecutivo di quest’ultima, riporta l’emittente tedesca Deutsche Welle, appellandosi all’esigenza di “proteggere il genere femminile”. Ziaullah Bangash, consigliere con delega all’Istruzione del governatore di Khyber Pakhtunkhwa, ha infatti presentato la mossa delle autorità provinciali come finalizzata a salvaguardare la “sicurezza” delle alunne.
Numerosi parlamentari del Pakistan Tehreek e Insaaf (Pti), formazione politica attualmente al governo del Paese, hanno invece pubblicamente condannato la decisione delle istituzioni locali, accusandole di avere importato nel territorio pachistano una regolamentazione vigente all’epoca del dominio talebano nel vicino Afghanistan. Ali Khan Tareen, esponente del Pti, ha quindi bollato come “ridicola” la giustificazione fornita da Bangash circa l’introduzione del burqa obbligatorio per le studentesse, mentre forti critiche verso il provvedimento incriminato sono state pronunciate anche da Fawad Chaudry, ministro federale per la Scienza e la Tecnologia. Costui ha allo stesso tempo ribadito la libertà delle donne di scegliere come vestirsi senza subire alcuna pressione dai pubblici poteri.
Tuttavia, l’opinione pubblica pachistana è stata percorsa da non poche voci a favore della sortita dell’esecutivo di Khyber Pakhtunkhwa, in quanto rappresenterebbe una piena attuazione dei dettami coranici. Ad esempio, proprio una donna, Maimoona Malik, una delle principali esperte locali di dottrina islamica, si è schierata in prima fila a sostegno del burqa obbligatorio, affermando: “L’islam vuole che le donne devote coprano il loro corpo, così che possano essere protette dalle cattive intenzioni degli uomini”. Secondo costei, inoltre, il fatto che una ragazza si rechi a scuola indossando un velo integrale darebbe una forte “sensazione di sicurezza” ai genitori della studentessa.
Sempre ad avviso di Deutsche Welle, la controversa normativa, sull’onda delle proteste esplose nelle piazze e sui social, sarebbe stata alla fine “revocata” dalle istituzioni di Khyber Pakhtunkhwa, facendo esplodere, di conseguenza, la rabbia
dei vertici musulmani conservatori. Questi hanno infatti iniziato ad accusare di “codardia” gli amministratori locali, colpevoli di avere ceduto alle pressioni del “miscredente” governo centrale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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