"Mi sono dato alla fuga quando ho sentito gli spari e ho realizzato che stava succedendo qualcosa", dice il tassista, interrogato dalla polizia di Istanbul, ricordando la corsa con cui ha portato il killer del Reina sul luogo del delitto.
Ci è arrivato così il jihadista al club di Ortakoy, con uno dei molti taxi che ogni giorno corrono per le strade della metropoli sul Bosforo, sfidandone il traffico intenso. "Ha pagato ed è sceso a 250, 300 metri dal luogo", spiega ora il tassista, il cui telefono è stato controllato dagli inquirenti.
Perché il jihadista, a bordo dell'auto, ha chiesto di poter fare alcune telefonate da quel telefono. A numeri che la polizia ha già identificato. "Parlava in turco con un forte accento", ha detto il tassista. E in turco gli ha chiesto di fare alcune telefonate.
Avrebbe chiamato prima un uomo identificato come Yefien C, kazako, mentre il taxi correva da Zeytinburnu a Ortakoy, dove il Reina si trova. Poi Hodja Aka, che secondo le autorità turche è il coordinatore per le operazioni dell'Isis su Istanbul. E infine Ilyas Momoşaripov, nome in codice Yusuf. "Parlava una lingua simile all'arabo - sostiene il tassista - ma non sono riuscito a riconoscerla".
Molti dettagli sul jihadista cominciano ad affiorare, ma alcuni buchi neri ancora rimangono. Il suo nome prima di tutto: perché se le autorità sono convinte di averlo identificato, non hanno però diffuso le sue generalità.
Intanto a Istanbul la tensione resta
molto alta, come dimostra un episodio avvenuto nella giornata di oggi a Pendik, quartiere dove si trova anche la stazione dei treni. Un uomo, che secondo alcuni passanti assomigliava al jihadista, è stato brutalmente aggredito in strada.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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