In Cina c'è un nuovo virus influenzale "dal potere pandemico". Il patogeno ha infettato i maiali e sembra abbia già fatto il salto di specie. E ora, la paura che si scateni un'altra pandemia, quando ancora è in corso l'emergenza legata al Covid-19, si nasconde dietro l'angolo. Ma quali sono i sintomi che potrebbero caratterizzare questa nuova minaccia?
Il nuovo virus, ribattezzato G4EA H1N1 dai ricercatori che lo hanno isolato, unisce ceppi di patogeni con diversa origine: è formato dall'unione di un ceppo trovato negli uccelli europei e asiatici, di quello dell'influenza H1N1 del 2009 e dell'H1N1nordamericana, che ha geni del virus dell'influenza aviaria, umana e suina. Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Proceedings of the National Academy of Sciences, ha individuato un virus g1 di tipo eurasiatico (Ea), con un recente genotipo 4 (G4), "che presenta la pandemia del 2009", diventato "predominante nelle popolazioni suine dal 2016". È questo il nuovo ceppo del virus che ha portato all'influenza G4EA H1N1 in Cina.
Le ricerche del gruppo di scienziati, autori dello studio, si basa sulla sorveglianza dei maiali presenti in alcune province cinesi dal 2011 al 2018. Negli ultimi tre anni dello studio, i ricercatori hanno sottolineato come il nuovo virus sia diventato predominante tra i suini osservati. Ma non solo. Gli studiosi, infatti, hanno raccolto anche 338 campioni di sangue dei lavoratori di 15 diversi allevamenti di maiali, portando alla luce la presenza del G4EA H1N1 anche nell'uomo. Infatti, il 10,4% dei lavoratori (35 su 338) sono risultati positivi al nuovo patogeno, mentre nei dipendenti tra i 18 e i 35 anni, la percentuale si alzava al 20,5% (9 su 44). "Il che significa- ha sottolineato il virologo Giorgio Palù, presidente delle società italiana ed europea di virologia- che è già passato all'uomo". La paura, ora, è che il virus diventi trasmissibile anche da uomo a uomo, con il rischio di dare il via a una pandemia.
Il virus che ha colpito, in Cina, prima i maiali e poi l'uomo, presenta caratterische simili a quello che causò l'influenza suina (H1N1), responsabile di una pandemia nel 2009. Secondo i ricercatori, i virus G4, a cui appartiene anche questa nuova forma, sono in grado di legarsi alle molecole dei ricettori delle cellule umane, per replicarsi nello strato esterno del sistema respiratorio, provocando sintomi tipici influenzali. L'influenza, compresa quella suina, si sviluppa dopo 1-3 giorni dall'incubazione.
I sintomi principali comprendono più comunemente febbre alta (presente nella magior parte delle persone contagiate), tosse, mal di gola, naso che cola e occhi rossi. Possibili anche sintomi gastrointestinali come diarrea, nausea e vomito. Lo studio ha evidenziato alcuni elementi del G4EA H1N1: il virus, ha spiegato il virologo Palù, "riconosce il recettore umano, è in grado di infettare le cellule umane e infetta anche il furetto, modello di trasmissione all'uomo". I ricercatori hanno quindi compiuto vari esperimenti in laboratorio sui furetti, animali che sviluppano sintomi paragonabili a quelli umani, tra cui febbre, tosse e starnuti. In questo modo, gli scienziati hanno osservato che i virus G4 sono più infettivi e causano sintomi più gravi rispetto ai ceppi più comuni dell'influenza.
L'influenza H1N1 si diffonde tra le persone attraverso le goccioline, prodotte da uno starnuto o da un colpo di tosse. Il meccanismo è lo stesso della trasmissione della normale influenza e del nuovo coronavirus e, dato che si tratta di una malattia con sintomi respiratori, potrebbe ripetersi anche nel caso in cui il nuovo virus suino G4EA H1N1 arrivi a diffondersi da uomo a uomo.
All'influenza suina possono essere legate anche delle complicazioni, dovute all'azione diretta del virus. In alcuni dei pazienti affetti da questa malattia, infatti, si è registrata una forma di bronchite, dovuta all'infezione virale nelle parti più lontane dell'albero bronchiale, in altri è comparsa la polmonite, iniziata con dispnea, dolori toracici e tachicardia. Molto raramente, è possibile incorrere anche in miocarditi, encefaliti e nel coinvolgimento di strutture nervose.
Gli esperti ricordano che la diffusione dei virus suini tra gli uomini è rara: "La probabilità che questa particolare variante causi una pandemia è bassa", ha precisato Martha Nelson, biologa evoluzionista del Fogarty International Center del National Institutes of Health degli Stati Uniti, che studia i virus dell'influenza suina negli Usa e la loro diffusione nell'uomo. Per il momento, infatti, non si registrano contagi da persona a persona: G4EA H1N1 è stato rilevato solamente nei maiali e in alcuni lavoratori degli allevamenti suini. Il virus, quindi, sembra aver già fatto il salto di specie, ma non essere in grado di trasmettersi da uomo a uomo. Ma non è possibile escludere del tutto l'arrivo di una nuova pandemia.
Secondo Maga, invece, "lo studio rappresenta un campanello d'allarme", nonostante la pandemia del 2009 non abbia avuto "conseguenze particolarmente gravi". "Ma- aggiunge- è assolutamente imprevedibile cosa potrebbe accadere con la prossima".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.