Perché in Libano i jihadisti non sfondano

Oltre 10mila caschi blu dell'ONU, comandati dal generale Luciano Portolano, contribuiscono a dare sicurezza alla popolazione civile. Sostieni il reportage

Perché in Libano i jihadisti non sfondano

In Libano, dove l'integralismo mussulmano non riesce a sfondare, convivono da secoli i fedeli di 18 confessioni religiose. Ma dall'esterno gli sforzi per trascinare il paese in un conflitto sono quotidiani, vista l'importanza della regione a livello strategico. Ma per il momento, nonostante l'incidente del 28 gennaio, Libano e Israele non vogliono un escalation militare. Altro fattore determinante per mantenere la pace, la presenza di oltre 10mila caschi blu dell'ONU che, comandati dal generale Luciano Portolano, contribuiscono, dove sono presenti, a dare sicurezza e protezione alla popolazione civile. E proprio con il generale Portolano facciamo il punto sulla situazione in Libano

Il Libano è una potenziale polveriera dove però, salvo sporadici casi, la pace regge e non si registrano significative infiltrazioni estremistiche di Isis o di altre milizie jihadiste. A cosa è dovuto questo miracolo? A mio avviso sono tre gli aspetti che concorrono a questo che lei ha definito ‘miracolo: l’interesse politico internazionale per l'area, la presenza di UNIFIL e il ruolo del Capo Missione e Comandante della forza. Per quanto riguarda il primo aspetto, il repentino inasprimento della crisi siriana ha evidenziato l’importanza strategica del Libano quale ago della bilancia nei precari equilibri medio orientali. Per sostenere il Governo libanese in questo delicato compito, la Comunità Internazionale ha creato degli strumenti come l’International Support Group (formato da alcuni Paesi membri dell’ONU) per incentivare donazioni di denaro, armamenti, mezzi ed equipaggiamenti a favore delle Forze Armate libanesi (LAF). L’Italia per esempio, attraverso un accordo bilaterale, fornirà a breve un addestramento specialistico alle truppe libanesi. La presenza di UNIFIL, poi, nonostante l'incidente del 28 gennaio scorso, è garanzia di stabilità nel sud del Libano. Con la Risoluzione 1701del 2006 il suo mandato è stato rafforzato e prevede il monitoraggio della cessazione delle ostilitá, il supporto alle operazioni delle Forze Armate Libanesi a sud e assistenza alle LAF nell’assicurare, tra la Blue Line e il fiume Litani, un’area libera da personale armato, assetti e armi diversi da quelli del Governo libanese e di UNIFIL, cosí come nell’intraprendere tutte le azioni necessarie nell’ambito delle proprie capacità per garantire che l’Area di Operazioni non sia utilizzata per la condotta di attività ostili di ogni tipo. Infine, la figura del comandante di UNIFIL. Il ruolo politico che rivesto in qualità di Capo missione, oltreché di Comandante della forza, in rappresentanza del Segretario generale dell’ONU, mi porta ad avere costanti rapporti con i vertici politici e militari dei due Paesi. Mensilmente convoco il cosiddetto incontro tripartito che è una riunione che si svolge in una stanza posta sul confine (tra Israele e Libano) nel corso della quale vengono trattati temi di particolare rilevanza dalle eventuali violazioni aeree e terrestri dei confini, a questioni legate alle cosiddette Reservation Areas tra cui anche il ritiro delle Forze armate israeliane dal nord del noto abitato di Ghajar. Si tratta di uno strumento vitale attraverso il quale i due Paesi, che non hanno alcun tipo di relazione diplomatica, si confrontano direttamente attraverso la mediazione del Comandante della missione.

Accennando a casi sporadici, il recente incidente sulla Blu Line è uno di questi: che ripercussioni ha avuto sulla popolazione civile e che misure ha adottato per evitare che potessero generare una forte instabilità sul territorio?

Il giorno dell’incidente, informato dell’avvistamento di alcuni razzi diretti verso Israele, mi sono messo subito in contatto con i vertici militari delle Forze Armate Libanesi e delle Forze di Difesa Israeliane per richiamare le parti alla massima moderazione. L’intervento tempestivo di UNIFIL ha evitato che l’evento, di per se alquanto grave per lo scontro a fuoco che ne è scaturito, avesse ripercussioni in tutta l’area di operazioni. Naturalmente, la tensione tra la gente é aumentata nonostante le assicurazioni ricevute da Libano e Israele di non volere continuare su questa base di conflittualitá. Dobbiamo pensare che é ancora vivo il ricordo dell’ultima guerra israelo – libanese del 2006. In tale quadro, ho dato mandato ai Comandanti dei Settori di aumentare le pattuglie appiedate nei centri urbani. Incentivare la presenza dei Caschi Blu tra la popolazione contribuisce a disinnescare ogni possibile agitazione e garantendo sicurezza e stabilitá. Inoltre, abbiamo incrementato il pattugliamento lungo la Blue Line, soprattutto nel settore est e nell’area di Shab’a e intensificato le operazioni per pevenire il lancio di razzi, attivitá stretto coordinamento con le LAF

Israele e il Libano, quindi, nonostante i momenti di crisi, sono sempre determinati a non scatenare un conflitto nell'area?

Pochi giorni fa ho presieduto l’incontro tripartito, c’é stato un duro confronto tra le parti, la tensione era piuttosto alta ma alla fine le due delegazioni hanno riaffermato il loro massimo impegno a ricorrere ad ogni forma di collegamento e coordinamento con UNIFIL per evitare pericolose escalation. Una condizione di stabilità è nell'interesse di tutti, soprattutto ora che nuovi scenari potrebbero aprirsi. Il governo libanese, per esempio, è duramente impegnato dalla scorsa estate nel contrastare la minaccia portata dalle milizie jihadiste dell’ISIS e dai gruppi di ribelli del Fronte al Nusra, lungo il confine nord orientale con la Siria e sul fronte interno.

Lei comanda una forza composta da oltre 10mila peacekeepers provenienti da 37 nazioni, cosa distingue i militari italiani e quali sono le caratteristiche più apprezzate?

I militari italiani riscuotono il plauso delle Istituzioni locali e dei colleghi stranieri. Credo che il concetto stereotipo di italiani brava gente sia ormai da anni soppiantato dalla grande professionalità dei nostri uomini e donne in armi.

Ovunque siano stati impiegati hanno sempre fornito prestazioni notevoli, frutto di un’adeguata preparazione, di mezzi ed equipaggiamenti idonei all’impiego operativo, ma anche il risultato della capacitá tutta italiana di sapersi relazionare nel rispetto della cultura e della realtá locale, coniugando flessibilitá e fermezza nel rispetto delle prerogative di carattere operativo e di sicurezza. Qualità apprezzate dalla popolazione libanese che, nei confronti dei soldati italiani, è sempre amichevole e ben disposta.

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