Il premio Nobel Mukwege: "Vi racconto l'inferno del Congo"

Il dottore che "ripara le donne": "Quotidianamente donne e bambini si calano in cunicoli per estrarre il coltan, lavorano e vivono in condizioni disumane, e le donne inoltre sono vittime di abusi continui"

Il premio Nobel Mukwege: "Vi racconto l'inferno del Congo"

"Io viaggio e ho viaggiato molto, e proprio perchè ho avuto modo di conoscere tanti luoghi e tante persone, mi permetto di dire che in voi italiani c'è qualcosa di meraviglioso. Un popolo straordinario, con una propensione alla solidarietà e all'attenzione per quello che succede nel mondo, uniche".

Giovedì mattina, al Giardino dei Giusti del Monte Stella a Milano, il dottor Denis Mukwege, Premio Nobel 2018, invitato dall'associazione "Gariwo, la foresta dei Giusti", onlus che si occupa di ricordare le figure esemplari che hanno salvato vite umane e si sono opposte con il loro operato ai genocidi, ha incontrato la città di Milano e prima di raccontare il suo lavoro e la sua storia si è rivolto ai presenti spendendo parole lusinghiere e di ringraziamento.

"Vedere così tanti bambini e giovani interessati a ciò che avviene nella Repubblica democratica del Congo, mi dà forza e speranza. Credo che apprendere sin da bambini cosa siano la giustizia e il diritto sia estremamente importante. Voi oggi vivete in uno stato di diritto e in una democrazia, ma non pensiate che siano degli acquisti garantiti per sempre. Per preservare questo vostro patrimonio universale dovete combattere ogni giorno e trasmettere i vostri valori di generazione in generazione, ai figli e ai nipoti. Questa ricchezza va rinnovata".

Il dottor Denis Mukwege è un medico chirurgo congolese che da oltre vent'anni si dedica alle donne vittime di violenze sessuali. A Bukavu, nella regione del Sud Kivu nell'est del Paese dei Grandi Laghi, ha aperto un'ospedale deputato proprio all'assistenza chirurgica e psicologica delle donne che sono state stuprate e per il suo lavoro, il chirurgo, vincitore del Premio Sacharov nel 2014, è stato insignito del Premio Nobel per la Pace nel 2018 e si è aggiudicato il soprannome "il medico che ripara le donne".

Lo stupro di guerra è una piaga che affligge la Repubblica democratica del Congo da decenni e, secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre 15 mila donne all'anno sono vittime di abusi. Inside Over già nel 2017 si era occupato della tragedia realizzando il documentario "Mwavita, nata in tempo di guerra".

Oggi lo Stato dell'Africa centrale sta affrontando una nuova crisi umanitaria. Epidemia di ebola, infiltrazioni di gruppi islamisti e continui scontri tra fazioni ribelli per il controllo del sottosuolo congolese stanno costringendo la popolazione a piegarsi di fronte all'ennesima tragedia e, a tal proposito, il Premio Nobel Mukwege si è così espresso: "Nel mio Paese da decenni è in corso una guerra che non è la nostra guerra. Non è una guerra tra gruppi etnici, non è una guerra che contrappone i congolesi per motivi di religione e non è neppure una guerra dichiarata. È un conflitto che ci viene imposto per poter permettere a pochi di saccheggiare il nostro ricchissimo territorio. Quotidianamente donne e bambini si calano in cunicoli per estrarre il coltan, lavorano e vivono in condizioni disumane, e le donne inoltre sono vittime di abusi continui. La donna è la colonna su cui poggia l’edificio delle società africane, e umiliando la donna e rendendone schiava la discendenza, si assicura la sopravvivenza di un potere maschile violento, che si crede eterno e onnipotente. La bambina più piccola che ho operato aveva solo sei mesi, ed era stata abusata, la donna più anziana ne aveva più di 80".

Parole toccanti che hanno gelato l'uditorio che ha risposto, dopo un momento di sacrale silenzio, con un sonoro applauso. E prima che la giornata terminasse il presidente di Gariwo Gabriele Nissim ha con queste parole omaggiato e salutato il medico.

"Denis Mukwege è una delle persone, tra tutte quelle che ho incontrato nella mia vita, che più mi ha emozionato perchè lui, che ha visto e vissuto l'abisso, non ha perso la speranza, non si è lasciato sopraffare dall'odio ma crede nell'umanità e nei valori della vita".

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