Il compito di "WebOps", il programma lanciato diversi anni fa da funzionari militari e contractor civili era quello di contrastare il radicalismo online, in particolare di tentare a fermare il reclutamento sui social del sedicente Stato islamico (Isis).
Un arduo compito, reso più arduo - scrive l'Associated Press - da una manifesta incompetenza di quanti dovrebbero lavorarci. Documenti interni e diverse interviste a persone informate sui fatti dipingono un ritratto tutt'altro che roseo di WebOps.
Le persone intervistate, anonimamente per non rischiare il lavoro, sostengono che molti analisti coinvolti nel progetto avrebbero scarsa esperienza di contro-propaganda, ma pure che non parlerebbero arabo fluentemente e non comprenderebbero a fondo l'Islam: tutti prerequisiti necessari per tentare di contrastare gli sforzi dei
jihadisti.Difficile instaurare un rapporto con una potenziale recluta - dice una delle persone intervistate - se si continuano a confondere le parole arabe per "autorità" e "insalata", parlando di "Insalata palestinese".
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