Era accaduto il 1° aprile, si è verificato di nuovo ieri, in occasione del 50esimo giorno di guerra: l'esercito ucraino ha sconfinato in Russia per colpire obiettivi strategici. A inizio mese otto serbatoi di petrolio russo erano stati distrutti da missili sparati da elicotteri di Kiev. Ieri mattina, nella stessa regione, due villaggi russi sono stati nuovamente bombardati dalle forze del generale Zaluzhny. Tutto questo mentre elicotteri, dotati di armi offensive pesanti, hanno effettuato almeno sei attacchi aerei nella regione di Bryansk, colpendo edifici nell'abitato di Klimovo. Non ci sarebbero vittime civili, ma sei feriti, mentre i residenti sono stati evacuati. Potremmo definirle operazioni tattiche, alla luce del fatto che l'esercito ucraino ha attaccato a Belgorod le infrastrutture degli impianti petroliferi della Rosneft, depositi chiave per le forze armate russe.
È a Belgorod infatti che i carri armati e le colonne blindate di Putin fanno rifornimento prima di entrare in territorio ucraino. A Bryansk invece ci sono acciaierie per la costruzione dei tank, ma anche la stazione ferroviaria e l'aeroporto internazionale, capolinea delle truppe provenienti da Mosca. Eppure Kiev continua a negare ogni coinvolgimento. Il ministro degli Esteri Kuleba accusa i servizi speciali russi: «Hanno ideato un piano per compiere attacchi terroristici sul loro territorio e poi accusare l'Ucraina». Parole che però si scontrano con quelle di Anna Painter, vice ministro della Difesa, che ricorda come questa guerra ormai vada avanti da 8 anni, «quindi qualunque cosa accada in una certa situazione è difficile da commentare». Il contesto è sempre più difficile da codificare anche sui combattimenti in corso nella martoriata Mariupol. Il presidente Zelensky ha ribadito che i massacri commessi lì, nella regione di Kiev, a Bucha e Borodyanka dalle truppe russe hanno ulteriormente ridotto le possibilità di colloqui di pace. «Bucha sta per chiudere - ha spiegato - non si tratta di me, ma della Russia: non avranno molte altre possibilità di parlare con noi». Rispetto a Mariupol, ha riferito che è distrutto il 95% degli edifici della città.
Oleksiy Arestovych, consigliere capo dell'Ufficio del Presidente ucraino, ha confermato che alcuni soldati sono stati fatti prigionieri dai russi ma che «solo una parte della 36a Brigata Marine è caduta nelle mani nemiche, non mille persone come invece sbandierano i russi». La situazione è disperata, ma secondo Arestovych ci sono ancora speranze per ribaltare gli eventi: «Abbiamo bisogno di più armi e stiamo lavorando con i nostri partner per ottenerle». I russi hanno in pugno il porto, ma nelle acciaierie Azovstal si spara ancora, anche nel cuore della notte. Chi è riuscito a fuggire racconta l'inferno. I rifugiati di un centro di accoglienza a Dnipro parlano all'Ansa di corridoi umanitari pressoché inesistenti, con i militari russi che ben si guardano dall'informare le persone stipate nei rifugi. «A Mariupol manca cibo e continuano i saccheggi dei negozi, mentre molti sono stati costretti a bere acqua di neve. I primi a morire sono i bimbi più piccoli, per la fame», affermano.
Nel 50esimo giorno di scontri, i russi continuano a lanciare sistematici attacchi missilistici e bombe sulle infrastrutture militari e civili nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Zaporizhzhia. A Slobozhansky, nel nord-est dell'Ucraina, le forze di Mosca stanno conducendo con droni la ricognizione di probabili luoghi d'attacco, e continuano a bloccare parzialmente la città e la regione di Kharkiv. A Donetsk proseguono con gli attacchi nei distretti di Slavyansk, Popasna e Kurakhovo. La regione di Sumy è stata nuovamente attaccata dopo 10 giorni con lancio di razzi sul centro abitato di Velyka Pysarivka e sui villaggi limitrofi. Da parte loro le truppe ucraine hanno fatto saltare in aria un ponte sul fiume Donets, prezioso per spostare le truppe da Izyum a Kharkiv. Un'intera colonna è stata annientata. Mentre i soldati delle forze d'assalto aviotrasportate hanno liberato un certo numero di insediamenti nel sud.
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