Londra - Genitori disperati alla ricerca affannosa sui social dei figli «dispersi» nella notte della strage. E quei ragazzi che diventano «figli di tutti» tra appelli e solidarietà via web. Strazio, dolore, e apprensione scorrono via web. «Avete notizie di mio figlio». Un appello ripetuto dieci, cento, mille volte. Per alcuni di loro era la prima esperienza «da grandi». Andare ad un concerto senza i genitori, insieme agli amici più cari, cantare tutti insieme le canzoni del loro idolo. Un'esperienza da condividere e raccontare, magari più volte, una volta cresciuti. Nessuno poteva immaginare che non sarebbero più tornati a casa. L'attentato di Manchester lascia sul terreno ventidue vittime, la maggior parte adolescenti, tra di loro c'è perfino una bimba di otto anni.
«Non c'è atto di terrorismo più vigliacco di quello che colpisce giovani indifesi» ha detto ieri la Premier britannica Theresa May, mentre quei ragazzi uccisi al concerto di Ariana Grande diventavano immediatamente i figli di tutti. Ieri mattina le televisioni hanno trasmesso ininterrottamente le immagini sconvolgenti dei ragazzini che correvano fuori dall'Arena di Manchester, lo sgomento e la disperazione dei genitori che li avevano accompagnati o erano venuti a prenderli e ancora non riuscivano a capacitarsi di quello che stava accadendo. Andy Holey, che era andato a prendere sua moglie e la figlia ha faccontato alla Bbc di aver sentito un'enorme esplosione e di essere stato letteralmente scagliato contro le porte del teatro dall'urto.
«C'erano corpi dappertutto», spiega sconvolta Emma Johnson che era andata a recuperare i figli di 15 e 17 anni. E Abigail Walker, che si trovava al concerto riesce soltanto a ripetere «Dovevo essere sicura che mia sorella fosse con me, ho afferrato la sua mano e l'ho spinta via, tutti intorno a noi correvano e piangevano». Minuti di caos e di terrore, attese che sembrano infinite mentre i genitori cercano i figli.
Alcuni presentatori della Bbc hanno lasciato il loro numero telefonico perché chi voleva lasciare una testimonianza o dare qualche notizia potesse farlo direttamente e sono stati travolti dalle chiamate. Le madri che raccontavano l'incubo del cellulare della figlia che non risponde, il terrore che sia tra i feriti o peggio, tra quelli che non ce l'hanno fatta. «Quando mia figlia mi ha richiamata e l'ho vista tra la folla quasi svenivo dal sollievo - ha detto una signora - l'ho messa in macchina e siamo scappate a casa. Di notte abbiamo guardato un vecchio film, tutti insieme eppoi ho chiuso la tv per non farle sentire le notizie. Sarà dura quando realizzerà in che orribile cosa è rimasta coinvolta».
Ieri in mattinata le prime identificazioni. La prima vittima ad avere un volto e un nome è Georgina Callender, 18 anni.
Gli occhiali squadrati su un viso acqua e sapone, il sorriso fiducioso aperto alla vita, dimostrava meno della sua età. La si vede sorridente proprio insieme ad Ariana Grande in un concerto di due anni fa.
I compagni di scuola la ricordano come una ragazza entusiasta e buona. Voleva solo trascorrere una serata a cantare insieme al suo idolo pop e invece è morta in un letto d'ospedale mentre la madre la teneva per mano.
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