Il morbo della mucca pazza è stato debellato, il virus della Suina è stato domato dal vaccino antinfluenzale stagionale, l'Aviaria resta un grave problema veterinario ma non è più pericoloso per l'uomo. Le grandi emergenze sanitarie sembrano dei ricordi sbiaditi e soppiantati dalla new-entry che sconvolge il mondo: l'Ebola. Ma sembra un copione già visto: prima i casi striscianti di malati, poi qualche morto ed ecco sale la febbre di una possibile pandemia. Così scatta il piano di emergenza planetario e l'Oms dichiara la guerra totale a questo o quel virus che potrebbe decimare la terra. Con tutte le ricadute economiche che questo comporta: milioni di dosi vaccinali poi buttati al macero, sistemi di sicurezza estremi, controlli serrati dove non ce ne sarebbe bisogno, miliardi di euro o dollari in fumo, psicosi generalizzata. E alla fine, vere e proprie pandemie non se ne sono ancora viste. Per ogni virus accertato i morti ci sono stati, certo, ma sempre meno di quanti ne miete ogni anno una banale influenza stagionale. In Italia, per esempio, quest'anno stagione tranquilla -si prevedono circa 4 milioni di casi di influenza e si stimano 6-7000 morti: il doppio di quanti ne ha fatti Ebola in tutta l'Africa. E di molti altri virus «letali» diventati ormai un ricordo.
MUCCA PAZZA
Diagnosticata per la prima volta nel Regno Unito, il morbo della mucca pazza (Bse), ha segnato profondamente la filiera alimentare e nel 2001 ha sterminato gli allevamenti bovini d'Europa. I tecnici allora predissero migliaia di morti perché l'agente infettivo, il prione, poteva colpire l'uomo con la cosiddetta variante della Creutzfeldt Jakob, malattia degenerativa neurologica. Alla fine il bilancio è stato di 163 morti. Ora la bistecca con l'osso non è più un sogno dei carnivori e della Bse non c'è più traccia.
SARS
Nel 2002 è arrivata la Sars. La polmonite asiatica che ha monopolizzato i tg di tutto il mondo. In Italia la paura fu ingigantita dalla morte di Carlo Urbani, il virologo che aveva scoperto il virus e ne era rimasto contagiato pochi mesi prima. Alla fine la Sars ha colpito soltanto il Sudest asiatico e il Canada, registrando 8 mila casi di contagio e 880 morti. Del suo passaggio resta solo una ricca rendita dei produttori di mascherine. Della Sars oggi non c'è più traccia: il virus è tornato nel suo habitat naturale perché ha perso le caratteristiche aggressive.
AVIARIA
Appena tre anni dopo però l'allarme ritorna in tutto il mondo, con il nome tecnico di H5N1. L'influenza aviaria, la febbre dei polli, era pronta a irrompere in tutto il pianeta e a fare, secondo l'Oms «almeno un milione di morti». In realtà i decessi si sono fermati a 369 a dispetto degli esperti che l'avevano paragonata alla Spagnola, del 1918, o all'Asiatica del '57-'58. Nel frattempo, solo in Italia sono state stoccate 40 milioni di dosi di antivirali mentre gli Usa hanno acquistato 192 milioni di dollari di Tamiflu. L'Aviaria, però, rimane tuttora un grosso problema di carattere veterinario e nessuno esclude che il virus, presente in modo ancora così massiccio negli animali, possa trasmettersi all'uomo e diventare così altamente infettivo.
SUINA
Il Virus H1N1, per l'Oms doveva scatenare la prima pandemia del ventunesimo secolo. È scoppiato nel 2009 con i primi focolai in Messico e ha causato circa 18mila morti accertate e ha contagiato 482mila persone. Ma non c'è stato nulla di drammatico se non i 229 milioni di dosi di vaccini negli Usa mandati al macero.
Del resto, il numero delle vittime è risibile rispetto a quelle che miete l'influenza invernale, che ogni anno uccide tra 250mila e 500 mila persone nel mondo. Il virus H1N1 ora è stato inglobato nel normale vaccino antinfluenzale e non fa più paura a nessuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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