Riscaldamento globale, gli scienziati temono che Trump possa censurare il loro documento

Riscaldamento globale, gli scienziati temono che Trump possa censurare il loro documento

Si torna a parlare di clima negli Stati Uniti. Un gruppo di scienziati di tredici agenzie governative, infatti, ha stilato un rapporto in cui si denunciano i gravi effetti dei cambiamenti climatici, sottolineando che l'attività umana è una delle principali cause. Lo scrive il New York Times, spiegando che il rapporto è in visione alla Casa Bianca, con l'amministrazione Trump notoriamente scettica su questo tema. Alcuni scienziati citati, come scrive il quotidiano della Grande Mela, temono che il rapporto possa essere cestinato. Ma cosa dice lo studio? La temperatura media negli Stati Uniti è cresciuta rapidamente a partire dagli anni Ottanta, tanto che gli ultimi decenni sono stati i più caldi degli ultimi 1500 anni. Secondo gli scienziati "vi sono diverse prove che dimostrano come le attività umane, specialmente le emissioni di gas serra, siano primariamente responsabili per i recenti cambiamenti climatici". Il rapporto fa parte del National Climate Assessment, un documento che deve essere preparato ogni quattro anni, secondo quanto stabilito dal Congresso americano.

L'Accademia Nazionale americana delle scienze ha già firmato la bozza del rapporto e attende il via libera della Casa Bianca per pubblicarlo. Fra le entità che devono approvare il rapporto entro il 18 agosto vi è l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (Epa), guidata ora da Scott Pruitt, che si è più volte detto scettico sui cambiamenti climatici e le responsabilità dell'uomo. La sua linea equivale a quella del presidente Trump, che ha già annunciato l'intenzione americana di uscire dall'accordo di Parigi sul clima.

"E' la prima volta che un'analisi di questa portata sui cambiamenti climatici emerge in seno all'amministrazione Trump e la comunità scientifica osserverà con molta attenzione come verrà gestita", ha dichiarato Michael Oppenheimer, professore di geoscienze all'università di Princeton, che non ha partecipato alla stesura del documento.

Il rapporto cita le ondate di calore del 2003 in Europa e del 2013 in Australia come prove dell'effetto dell'attività umana sulle temperature estreme. Secondo i dati raccolti, tutto il territorio degli Stati Uniti è stato toccato dai cambiamenti climatici e le temperature medie cresceranno fra i 2,8 e i 4,8 gradi entro la fine del secolo a seconda del livello delle future emissioni inquinanti.

Particolarmente allarmante sarebbe il riscaldamento climatico in Alaska e nell'Artico, che procede due volte più in fretta rispetto alla media globale, con conseguenze sul livello di innalzamento dei mari che pongono a rischio le comunità costiere.

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