Rouhani in Italia: "Per la Siria serve una soluzione politica, non militare"

Il presidente iraniano in Italia: "Possibile una nuova fase nei rapporti tra Occidente e Teheran"

Rouhani in Italia: "Per la Siria serve una soluzione politica, non militare"

In un'intervista al Corriere della sera il presidente iraniano Hassan Rouhani, in Italia per una visita di Stato, si sofferma su vari temi all'ordine del giorno. Il primo, ovviamente, è proprio sull'accordo tra Teheran, Usa, Ue e Paesi del 5+1, in materia nucleare. "Ci siamo lasciati alle spalle una fase importante, la fase legale. Adesso cominceremo quella di applicazione dell’accordo... L’Iran rispetterà i suoi obblighi, simultaneamente alle azioni dell’altro campo. Stiamo entrambi lavorando. Penso che entro fine anno arriveremo all’implementation day (quando l’Iran avrà modificato il programma nucleare e l’Occidente inizierà a togliere le sanzioni, ndr)". Al contempo dice di non tenere nuove sanzioni: "L’impegno è questo, non saranno imposte nuove sanzioni dai 5+1 e noi dobbiamo rispettare gli accordi. Ma se gli Usa o altri Paesi non rispettano gli impegni presi, non ci sentiremo costretti a farlo neanche noi". Rouhani ammette, però, che i rapporti con gli Usa non sono idilliaci: "L’accordo nucleare è una cosa, i nostri rapporti con gli Stati Uniti un’altra. Ma il modo in cui applicheremo l’accordo può avere un impatto sul futuro. Se applicato bene, getterà le basi per minori tensioni con gli Usa, creando le condizioni per aprire una nuova era".

L'Iran conta di potersi reinserire nel quadro degli sforzi diplomatici internazionali per risolvere le situazioni di crisi. A partire ad esempio dal caos in Siria. A tal proposito il presidente sottolinea che "per la prima volta i grandi Paesi e quelli della mia regione sono allo stesso tavolo, e questo è in sé un risultato importante. Anche se Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia e Arabia Saudita hanno opinioni diverse, è un segnale che nelle crisi regionali si possono cercare soluzioni insieme".

Entrando nello specifico Rouhani sottolinea che "quello siriano è un problema assai complesso, non possiamo aspettarci che sia risolto in una sola tornata di negoziati, ma esiste una nuova opportunità. Crediamo che il problema siriano non abbia una soluzione militare, ma ci sarà una soluzione politica. È un piccolo passo che ci offre una speranza". L’Iran, storicamente alleato della Siria, è disposto ad accettare la rimozione di Assad dal ponte di comando del suo Paese? Rouhani risponde in modo diplomatico: "Per noi in Siria l’importante è la lotta al terrorismo. Tutti i Paesi stanno combattendo contro l’Isis. Il ritorno della pace e della stabilità dovrebbe essere la priorità numero uno, in modo che i siriani possano ritornare alle proprie case e la Siria sia un Paese sicuro. Le altre questioni sono secondarie. Qualunque decisione sul governo e sul futuro della Siria, spetta al popolo siriano. Altri Paesi e forze non dovrebbero interferire ma preparare la strada a libere elezioni. Chiunque venga eletto noi lo rispetteremo" . Insomma, l'Iran non si sbilancia, rimanda la palla al popolo siriano e dice che ora, però, l'emergenza è un'altra: bisogna sconfiggere il terrorismo. Rouhani rivendica il primato di Teheran nella lotta contro i tagliagole: "Siamo stati tra i primi ad appoggiare l’esercito iracheno contro l’Isis e se non l’avessimo fatto, forse Baghdad sarebbe già caduta".

Quanto ai rapporti con Israele, il presidente iraniano la prende alla larga, molto alla larga: "Rispettiamo tutte le religioni monoteiste, comprese quella ebraica e cristiana. Nel nostro libro sacro si parla molto di Mosè, che è il profeta degli ebrei, e il Corano loda Mosè, che sia benedetto. Il popolo ebraico ha sempre vissuto e vive in Iran pacificamente. Gli ebrei hanno i propri rappresentanti nel parlamento iraniano, possono praticare la loro religione liberalmente". Poi, però, arriva l'affondo: "Questo è diverso dalle politiche del sionismo, cosa diversa dall’ebraismo. Noi condanniamo le politiche perseguite dal regime sionista nella regione, inclusa l’uccisione dei palestinesi.

E condanniamo le politiche americane quando appoggiano unilateralmente questo regime. Il popolo iraniano può odiare Israele e le politiche sioniste, ma allo stesso tempo può amare l’ebraismo, i suoi profeti e il Libro". Insomma, le distanze restano ancora enormi. Nonostante le apparenze.

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